Elba isola di poeti e narratori

Elba isola di poeti e narratori è un'antologia, ma non un' antologia critica perché non sono una critica, né desidero esserlo. E' il percorso di una lettrice che ha con la parola scritta un rapporto emotivo, empatico, emozionale e non intellettuale, che tenterà di dare uno sguardo sugli scrittori elbani e sull’Elba nella letteratura.

sabato 11 maggio 2013

"T'adoriam budget divino" di Francesco Varanini




Per Francesco Varanini: Scrivere poesie è un modo per intrattenere rapporti con se stessi. Un modo per immaginare, sognare, non dimenticare. Ed anche un modo per prendere appunti rapidi durante le riunioni di lavoro. Per fissare atmosfere e situazioni emotive. Ancora, e infine, scrivere poesie è un modo per dire quello che non può altrimenti essere detto.La poesia nasce da un profondo bisogno personale. Nasce per restare forse per sempre inedita, e nota solo all’autore. Non per questo è inutile. Non per questo deve restare nascosta. La scrittura poetica può essere applicata a qualsiasi oggetto, dal tema più privato e personale, legato ad emozioni e affetti, all’argomento ‘di lavoro’.
Quando lessi T’adoriam Budget divino (Sperling & Kupfer – 1994), il primo libro di poesie di Francesco Varanini, mi sorprese la naturalezza e lo stile con cui l’autore aveva trasferito in poesia una parte della sua vita professionale. Come si legge nel risvolto di copertina, si tratta, infatti, di “una satira della vita aziendale che ricorda per qualche verso le riflessioni amare del Villaggio-Fantozzi, e per altri le pagine autobiografiche dell’ingegner De Crescenzo. Ed è però anche un consapevole saggio di analisi organizzativa, rigoroso nell’approccio e nei riferimenti ai sacri testi. Pagine dunque che in vertiginosa sintesi rimescolano con leggerezza Elliott Jacques, Peter Drucker, Varella & Maturana, Ludwing von Bertalanfyy – ma anche Tolstoj e Bill Gates, Ludwig Wittgenstein e Luciano Lama”.Organizzazione aziendale, psicologia del lavoro, letteratura e informatica con il loro linguaggio specifico s’intrecciano creando versi ora malinconici, spesso ironici.Neppure lontanamente sono un manager e non lavoro in una grande azienda come quella che traspare da queste pagine, però leggendo alcune poesie ho rivisto, e rivisitato in chiave ironica e poetica, situazioni che si vivono anche in piccoli enti pubblici come quello in cui presto servizio.




Come le foglie

Con l’autunno,
le riunioni del budget.
Cifrate ombre del domani
i miei progetti schedulati
in gelide gabbie digitali
in celle di Lotus.




T’adoriam budget divino

Tu che i nostri passi incerti
con severo tabulato guidi
Tu che i nostri insani progetti
in ferrea commessa ingabbi
Tu che i nostri esuberanti organici
con occamistico rasoio tagli
Tu che i nostri immobilizzi assurdi
con somma giustizia censuri
Tu che i nostri centri di costo
colpevolizzi con presunti consuntivi,
Deh, fa che non ci abbandoni il Controller
e da noi allontana
l’Extrabudget diabolico.


La Grande Spesa Extrabudget


No, non andrò io a chiederne
l’approvazione,
non compierò il gesto riprovevole
di presentarla alla firma
dell’Amministratore Delegato.


O. D.

“Organizzar bisogna
ma è una vera fogna
un sistema troppo regolato.”
Lo disse e fu messo alla gogna
un Capoprogetto avventato.


Autopoiesi

Io macchina tra macchine
sopravviverò
alla faccia tua
e del mondo.
Solo in me mi specchio
ed il mio mondo
finirà con me.


Coffee Break

L’ordine del giorno recitava
“Linee generali
della ristrutturazione”.
La crisi incombeva
tutto doveva cambiare.
Ma ci tranquillizzò
-niente era cambiato –
il coffee ( di sempre) break.


Timbrando presenza (I)


Pulsano i led ignari
attimi di ritardo
mentre sfila
nella fessura il cartellino.
Eppure risponde all’appello
forse anche oggi
la mia persona aziendale.


Timbrando presenza (II)

Scorre affannato
il badge nella fessura,
il led vigile occhieggia
incorruttibile
sommando alle mie colpe imperdonabili
l’ennesimo, inevitabile ritardo.


Epson
Dolcemente scivoliamo
verso le cinque
cullati dal ronzio delle stampanti.
E’ sabato, domani.



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