Elba isola di poeti e narratori

Elba isola di poeti e narratori è un'antologia, ma non un' antologia critica perché non sono una critica, né desidero esserlo. E' il percorso di una lettrice che ha con la parola scritta un rapporto emotivo, empatico, emozionale e non intellettuale, che tenterà di dare uno sguardo sugli scrittori elbani e sull’Elba nella letteratura.

sabato 18 maggio 2013

Il giardiniere tenace di John Le Carré



John Le Carré, noto autore  inglese di molti romanzi di spionaggio,  cercava una tenuta agricola situata in un'isola per ambientarvi una parte del romanzo che stava scrivendo.
Su suggerimento di un amico sbarcò all’Elba nel febbraio del 2000 per  visitare La Chiusa a Magazzini. Dall’albergo in cui soggiornava si recò per qualche  giorno con un taxi alla Tenuta dove rimaneva dalla mattina alla sera. Camminò per i campi, visitò la casa padronale e le costruzioni vicine e l’Elba e la Chiusa dei Magazzini entrarono così nel romanzo Il giardiniere Tenace uscito in Italia nel 2001 per Mondadori. Nei ringraziamenti finali  invita esplicitamente  a visitare l’Elba , i Magazzini e la famiglia Foresi.


 

E’ all’Elba e, in particolare nella casa della moglie in cui si rifugia dopo che lei è stata assassinata, che il protagonista Justin  scopre, leggendo gli appunti e le email del pc di Tessa , quello che la giovane moglie aveva scoperto sulla nocività di un farmaco di una grossa azienda farmaceutica multinazionale e la lotta che aveva intrapreso  per denunciarne l’uso e l’abuso sulla popolazione africana e in particolare sulle donne del Kenya. Ed è all’isola che Justin decide di portare a termine la missione  che Tessa aveva intrapreso e per la quale era stata uccisa, mentre lui ignaro coltivava il giardino della loro casa a Nairobi.
La montagna si stagliava nera contro un cielo sempre più cupo, agitato dalle nuvole che correvano, dai venti capric­ciosi dell'isola e dalla pioggia di febbraio. La strada tor­tuosa era cosparsa di sassi e di fango rossastro che colava dalle pendici impregnate d'acqua. A tratti si trasformava in una galleria di rami di pino, poi in un precipizio affac­ciato sul Mediterraneo, che ribolliva trecento metri più in basso. A volte, dietro una curva Justin si trovava di fronte il mare,che inspiegabilmente si alzava come una mura­glia per poi scomparire inghiottito dall'abisso al tornante successivo. Ma per quante curve facesse, la pioggia gli ar­rivava sempre dritta sul parabrezza, sferzando la jeep co­me un vecchio cavallo che non ce la fa più a tirare grossi carichi. E la fortezza del Monte Capanne continuava a guardarlo, ora dall'alto, ora alla sua destra, acquattata su una cresta inaspettata, e lo attirava, incitandolo a proseguire come un faro fasullo. «Dove diavolo è? Qui sulla sinistra, ci scommetto» pro­testò ad alta voce, rivolto in parte a se stesso e in parte a Tessa. Arrivato in cima a una salita, accostò irritato e pre­mendosi le dita sulle sopracciglia fece mentalmente il punto della situazione. Si stava abituando a compiere i gesti esagerati della solitudine. Sotto di lui si intravedeva­no le luci di Portoferraio mentre davanti, sulla terraferma, occhieggiavano quelle di Piombino. (p. 230)
Il protagonista lavorava soprattutto nella stanza dell’olio con l’aiuto tecnico di un bambino albanese, Guido, che era per Tessa come un figlio adottivo, storia che ricorda  quella reale di una famiglia albanese aiutata dalla Signora Giuliana Foresi e dal marito Taddeo Castelli quando ancora erano proprietari della tenuta. Ma l’Elba è conosciuta soprattutto per l’esilio napoleonico ed ecco  il motivo per cui l’azienda farmaceutica del romanzo si chiama THREEBEES Api operose per la salute dell'Africa e che per logo ha tre api a ali spiegate che volano sulla copertina dell’edizione italiana.



Nessuno dei due ha mai messo piede in Africa . Il Kenya, l'Africa intera, li sta aspettando. Ma è  quel manifesto che cattura l'attenzione eccitata di Tessa.

 «Justin guarda! Justin, non stai guardando! »

 «Che cosa ?  Si che sto guardando. »

«Ci hanno fregato le api! Qui c'è qualcuno che si crede Napoleone. Che faccia tosta! È una vergogna. Dovresti fare qualcosa. »

Era davvero una vergogna. Ed era ridicolo: le tre api di Napoleone, simbolo della sua gloria, prezioso emblema  dell’Isola d'Elba tanto amata da Tessa, dove il grande corso vi aveva trascorso il suo primo esilio, erano state sfacciatamente deportate nel Kenya e vendute come schiave alla pubblicità. Osservando il medesimo manifesto in quel momento  Justin non poté far altro che meravigliarsi di fronte all’ oscenità delle coincidenze della vita.  ( p. 135)
  

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