Elba isola di poeti e narratori

Elba isola di poeti e narratori è un'antologia, ma non un' antologia critica perché non sono una critica, né desidero esserlo. E' il percorso di una lettrice che ha con la parola scritta un rapporto emotivo, empatico, emozionale e non intellettuale, che tenterà di dare uno sguardo sugli scrittori elbani e sull’Elba nella letteratura.

domenica 24 febbraio 2013

Brezza di mare di M.Gisella Catuogno



Brezza di mare di Maria Gisella Catuogno, opera finalista al 4° Concorso Internazionale Autori per l’Europa  2007 e pubblicata dalla casa editrice Ibiskos-Ulivieri, è una raccolta di versi morbidi, delicati, mai stridenti, versi, oserei dire, di una “Gentildonna” che, con eleganza e maestria, ci fanno viaggiare o meglio navigare,  visti i continui rimandi all’ambiente marino e isolano, all’interno della vita e delle emozioni dell’autrice. Tra le onde ritroviamo situazioni e sensazioni comuni a tutte le donne che Gisella tratteggia con originalità nelle sue poesie, dove talvolta racconta o disegna ambienti, talvolta dà voce ai mormorii e ai turbamenti dell’animo. La navigazione inizia con la poesia “ Chi bussa alla mia porta”  che apre al mondo reale e immaginifico dei suoi  pensieri che “hanno viaggiato per chilometri…ed ora si riposano stremati”, pensieri che si trasformano in  poesie in cui riaffiorano sensazioni giovanili quando “ Tutto…pareva possibile e certo:/ vincente l’azzardo dei  dadi/ sempre a nord la stella polare/  più splendente l’incauto domani” o esprimono attimi di intima  quotidianità:  Arriva al galoppo l’inverno/ quest’anno e ricopre di bianco,/ di torpore ovattato,/ anche i  pensieri” o anche descrivono un’alba – speranza : “Pigre s’illuminano le prime case,/aspetta paziente il cielo di  perla/che qualcuno s’affacci a guardarlo:/nuova speranza promette la sua/disarmante verginità”.  C’è tutto il suo mondo in questo libro, c’è una poesia per tutti i suoi cari, i suoi amici,la sua “isola amata” ed anche per le terre in cui “è guerra o memoria di guerra”. Un’opera che non stanca chi legge per la varietà dei piccoli e grandi temi che Gisella affronta e canta con  un’attenzione particolare alla musicalità e alla scelta delle parole. A chiusura di questa mia breve scheda di lettura, che vuol essere un omaggio alla brava Scrittrice elbana, riporto “ Cammino anche per te” una toccante e dolce poesia sulla madre:

sabato 23 febbraio 2013

Dal Brigante Cipriano La Gala a Cesare Cantù di Renato Fucini

Ritratto dello scrittore Renato Fucini, 1843-1921. Dipinto di Antonio Ciseri, collezione privata


DAL BRIGANTE CIPRIANO LA GALA A CESARE CANTU'
 Da Renato Fucini  Acqua passata Storielle e aneddoti della mia vita , 1921 ( pp. 30-31)

E che rapporti ci possono essere fra Cipriano La Gala e Cesare Cantù? Ora sentirete.
    Quando fui a Napoli la prima volta (se non sbaglio, nel maggio del 1877) ebbi occasione, andando alla festa di Montevergine, di conoscere la estesa e selvaggia regione battuta un tempo dal più astuto e feroce capo di briganti, Cipriano La Gala. I delitti commessi da cotesta belva umana non si contano:
impiccagioni, fucilazioni, ricatti, rubamenti, incendi, mutuazioni, stupri, evirazioni... crudeltà feroci d'ogni
genere. 
     Guardando dalle alture fra Avellino e Mercogliano quella sterminata distesa di boscaglie, ripensavo a tutte le tragedie che vi si erano svolte e, dimenticando le meraviglie di natura che spiegavano intorno la loro pompa, non sapevo levare gli occhi di laggiù ne il pensiero dalle corti di Roma e di Napoli, che avevano assoldato, incoraggiato e protetto quelle mandre di belve sguinzagliate contro l'Italia di Vittorio Emanuele II e di Cavour.
— E dove si trova ora Cipriano La Gala? — domandai a un vicino.
— In un bagno penale all'Isola d'Elba — mi fu risposto.

giovedì 21 febbraio 2013

Luigi Berti: un’idea di letteratura di Massimo Trombi.



Per comprendere appieno l’importanza di Luigi Berti nella storia della letteratura italiana bisogna fare una premessa relativa alla cultura del nostro Paese tra il Trenta e il Quaranta del secolo scorso.
In quegli anni a Firenze vige la lezione di Benedetto Croce e crociana è la cultura accademica che alcuni avvertono come ingessata, troppo limitante, un sistema di pensiero che riconduceva al proprio impianto logico qualsiasi spiegazione intorno alla realtà. “Croce” racconta Carlo Bo, grande critico e protagonista di quegli anni, “era uno che aveva messo ordine e che per fare questo aveva dovuto sacrificare molte cose;ora erano proprio queste cose quelle che ci colpivano di più, così come ci colpiva diversamente la nozione di letteratura che cominciava ad assumere per noi un peso straordinario…”. E ancora: “Croce insomma veniva da un mondo ed un tempo che non esistevano più per noi. E non tanto perché fra quello che diceva e quello che era l’Italia c’era un abisso, ma proprio perché a noi la sua lezione suonava astratta…”.

mercoledì 20 febbraio 2013

Dall'egeo all'Elba

Catapano - Dughero: Dall'Egeo all'Elba
17 Febbraio 2013

 
CDS: "PC celesti" -  A Patrizia Dughero e Chiara Catapano
Cara Patrizia,
ti giro questo video, è una meraviglia....
Anche per chi non conosce il greco, basta ascoltare. Ti manderò la traduzione in italiano, ma so che a te i versi giungeranno ugualmente, al di là del senso…
Odysseas Elytis legge una sua poesia, con la sua compagna, Ioulita Iliopoulou:


domenica 17 febbraio 2013

Tornerai di Oreste Del Buono


Questo brano di Tornerai ( Einaudi, 1976) è stato pubblicato sulla rivista Lo Scoglio "Primavera'88"- I trimestre- Anno VI pp. 17-18 con il titolo 

Le api elbane


Pericolo.La sensazione inspiegabile, la bocca dello stomaco oppressa, le palpebre che si affannano a sbattere, cercando di decifrare, cosa? Lei è qualche passo avanti a me, dovrei affrettarmi per raggiungerla: si tratterebbe solo di rotolare in basso secondo l’invito della scorciatoia. Ma lei è ferma, ingobbita, il collo scomparso tra le spalle. La sensazione precipita, il ronzio azzurro di cielo, giallo di sole, verde di macchia lacerati, stravolti, ribollenti su di lei e su di me. I miei capelli, lo so, sono troppo lunghi sulla nuca, sporchi, impasticciati, i miei capelli cominciano a fremere, i miei capelli, sollevo la mano per dominare la ribellione, sfioro il ronzio sempre più invelenito e velenoso.
-Fermo, papà. Fermo.
Lei ha parlato ancora, insisto a riportare ordine tra i miei capelli, la bocca dello stomaco oppressa, le palpebre che si affannano a sbattere, non c’è più nulla da decifrare. Finalmente, riesco ad allontanare quell’ape, ma il ronzio è più velenoso e invelenito che mai.

sabato 16 febbraio 2013

Oreste Del Buono Genio e carattere di Oreste Pivetta

Non ho mai conosciuto Oreste Del Buono ( 1923-2003), uno dei più fini ed irregolari intellettuali dell'Italia del dopoguerra, anche se mi è capitato di incontrarlo più volte all’isola. Solo una volta nel parcheggio dell’Hotel Airone ebbi il coraggio di salutarlo con un timido : Buongiorno O.D.B.
Per ricordarlo e per presentarlo in una prima scheda riporto un articolo di Oreste Pivetta  pubblicato sul giornale "l'Unità", uno dei tanti apparsi sulla stampa nazionale, in occasione della scomparsa del giornalista e autore elbano.



Piccolo così, capelli di quel genere fino e biondiccio che si confondono con la pelata, gli occhi cerulei: metteva paura ed era famoso per il “caratteraccio”, bizzoso, furente. Però una infinità di noi...scrittori, cineasti, disegnatori di fumetti, redattori editoriali, comici, umoristi, attori, fotografi, storici, giornalisti, calciatori, specialmente lettori (di tutto e cioè di libri, riviste, quotidiani, cataloghi, album, eccetera eccetera) gli deve almeno un grazie, un grazie grande come una casa, condito dal massimo della riconoscenza e dell'affetto. Personaggio, per quanto antipersonaggio, uomo qualunque per gusto della misura e uomo specialissimo per cultura, intelligenza, vivacità, curiosità, Oreste del Buono è morto a Roma. In fondo ci sembra una cosa strana per lui, toscano dell'isola d'Elba, milanese di una Milano d'altri tempi (quando si

mercoledì 13 febbraio 2013

Claudio Damiani



Nel leggere l’ultima opera di Claudio Damiani Il Fico sulla Fortezza ( Fazi, 2012) mi è nato un sorriso perché anche in questa raccolta ritrovo il Grigolo.
Credo che  Damiani sia l’autore che più ama questo luogo tanto da descriverlo e citarlo in più di una poesia, assieme allo Schiopparello, altra località alla quale è particolarmente legato per divagare col pensiero sul passato:

Torno ancora qui, bar del Grigolo
e mi siedo sulle stesse sedie,
il mare vibra e il caro odore dell’aria
mi raggiunge, e lo Schiopparello, terra dei miei avi,
vedo, che di vino profumato
riempiva le cantine degli avi
e di grano i granai.
Se ti vedesse ancora il nonno, direbbe:
<< Come stranamente selvatiche sono
le campagne, e quante case le ingombrano,
e se le campagne sono abbandonate
perché tante case?
Quale terribile catastrofe il mio
antico luogo natio ha devastato?>>
<< Nonno – direi – un’economia più redditizia
ha trasformato l’isola: il turismo;

lunedì 11 febbraio 2013

Una notte all'Elba di Alberto Moravia

Camminando per le vecchie vie del  mio paese, talvolta, mi viene da pensare alla descrizione  che ne fece Alberto Moravia  nell’ articolo/racconto Una notte all’Elba,  pubblicato sul settimanale di attualità politica e letteraria Omnibus nel lontano  1939.

Moravia vi narra  il viaggio da Piombino all’Elba su un piroscafo della Navigazione Toscana che beccheggiava Entrati nel canale di Piombino calò una notte nera, umida e  ventosa come una bocca cariata; un beccheggio più forte, come un colpo di stecca che fa ruzzolare la palla sopra il biliardo, mi scagliò  attraverso il ponte fino al parapetto, a cercare qualche sollievo  nella presenza del vento e della spruzzaglia marina”, e racconta l’attracco, il paese, l’incontro con il direttore del giornale Il Popolano – che gli regalò  delle brochures  sull’Isola d’Elba e sull’esilio di Napoleone- e descrive il suo “incontro onirico” con  il Grande Corso.
Ecco quindi il perché del titolo Una notte all’Elba: un fantastico e gustoso dialogo tra  Moravia e Napoleone sulle letture elbane di  Napoleone che motiva le sue scelte allo scrittore e confessa che se  “Voltaire fosse vissuto sotto il mio regno, l’avrei incaricato di scrivere la mia vita”.

domenica 10 febbraio 2013

Michele Villani

Lo sguardo di uno scrittore, talvolta, con le sue descrizioni  e con l’efficacia della sintesi, trasmette quadri veritieri del passato più vivi di un serioso e documentato saggio storico.
Ciò accade anche in I come Isola , raccolta di racconti di Michele Villani, portoferraiese, avvocato di professione,scrittore per diletto.
Il libro pubblicato  postumo nel 1994 dal  Centro Grafico Elbano di Portoferraio è composto da 10 racconti, ognuno dei quali attraverso le vicende dei vari protagonisti ci fa rivivere  l’isola nella prima metà del novecento, con una parentesi napoleonica che vede l'incontro tra il Grande Corso e Maria Walewska. Si tratta di storie di ampio respiro, scorrevoli e godibili dal lettore che non rimane mai deluso.



La prima storia intitolata  Il ritorno di Daniele Pardo narra il viaggio verso l’Elba, dopo 38 anni di assenza,  dell’ebreo Daniele,  che fu costretto con la famiglia a lasciare l’isola e l’Italia nel periodo delle leggi razziali.