Elba isola di poeti e narratori

Elba isola di poeti e narratori è un'antologia, ma non un' antologia critica perché non sono una critica, né desidero esserlo. E' il percorso di una lettrice che ha con la parola scritta un rapporto emotivo, empatico, emozionale e non intellettuale, che tenterà di dare uno sguardo sugli scrittori elbani e sull’Elba nella letteratura.

sabato 25 maggio 2013

Lettera di Nunzio Marotti a Sergio Rossi autore di Uliano



Caro Sergio,
absit iniuria verbis: inizio con questa locuzione, a te cara, per mettere le mani avanti nel caso dicessi stupidaggini.
Non ho competenze critico-letterarie ma qualcosa voglio dire sul tuo “Uliano”.
1)      Mi è piaciuto prima di tutto perché mi ha fatto divertire. Non c'è che dire: una bella lettura rilassante.
2)      Ci ho trovato dentro la passione e gli interessi del Sergio che conosciamo.
3)      Per me elbano d'adozione (sull'isola da oltre un quarto di secolo), è stata una immersione nella cultura elbana, scoprendo abitudini e modi di dire nella vita di paese nel decennio successivo alla seconda guerra mondiale.

venerdì 24 maggio 2013

Il verbo rimediare di Ivo Bandi

La Calata
anni 60-70

IL VERBO RIMEDIARE
di Ivo Bandi

"Andare al rimedio" nel gergo dei giovani elbani di sesso maschile indicava una vera e propria arte, che è poi quella indicata dal Casanova: andare alla ricerca di avventure galanti. Rimediare era pertanto trovare o conquistare la 'preda ", la ragazza, ma, attenzione, non tanto la compaesana né quella di “fòri" , italiana del continente, quanto la straniera. Il mito della straniera nasce sul finire degli anni '50, per raggiungere  l'apice nei '60, a seguito del boom turistico. La vera straniera doveva essere bionda, alta, di lingua ostica, odorosa di creme solari, ma soprattutto molto, ma molto disinibita. Con l'arrivo dell'estate si interrompevano i "fidanzamenti" con le locali ragazze ed iniziava la grande caccia.
Innanzitutto serviva organizzazione: sempre in coppia, scelta dei luoghi più idonei, tempo a volontà, 'Fiat 500”  o ‘Vespone’ a disposizione . Abbigliamento  ovviamente da "topaio" cioè da bellimbusto alla moda (un po’ cafoncella) di allora: jeans strettissimi e scoloriti sul davanti, a zampa di elefante, camicia a fiori ampiamente sbottonata per mettere in evidenza il medaglione con collana, scarpe a punta con tacco alto, occhiali da sole a specchio. Capelli lunghi fino al collo accuratamente stirati al phon.

sabato 18 maggio 2013

Il giardiniere tenace di John Le Carré



John Le Carré, noto autore  inglese di molti romanzi di spionaggio,  cercava una tenuta agricola situata in un'isola per ambientarvi una parte del romanzo che stava scrivendo.
Su suggerimento di un amico sbarcò all’Elba nel febbraio del 2000 per  visitare La Chiusa a Magazzini. Dall’albergo in cui soggiornava si recò per qualche  giorno con un taxi alla Tenuta dove rimaneva dalla mattina alla sera. Camminò per i campi, visitò la casa padronale e le costruzioni vicine e l’Elba e la Chiusa dei Magazzini entrarono così nel romanzo Il giardiniere Tenace uscito in Italia nel 2001 per Mondadori. Nei ringraziamenti finali  invita esplicitamente  a visitare l’Elba , i Magazzini e la famiglia Foresi.

venerdì 17 maggio 2013

Il faro di Palmaiola di Riccardo Venturi




"Si resta affezionati alle proprie fantasticherie; diventano una parte di noi, sono nella memoria lunga. Ci son delle volte in cui, senza un motivo ed in un luogo qualsiasi, tornano alla mente. Ed allora si torna per un attimo ad aprire quella porta del faro di Palmaiola, chiusa da anni; si spolverano i mobili e le suppellettili, si verifica se le apparecchiature sono tutte in ordine, si aggiusta quella zampa di tavolino che cigolava e s'innaffiano i vasi di fiori che, chissà come, non appassiscono mai. Si dà un'ultima controllatina, si richiude la porta a tripla mandata e si torna alla legge di gravità. Ma tutto dev'essere pronto all'uso, sempre, in qualsiasi momento."

sabato 11 maggio 2013

"T'adoriam budget divino" di Francesco Varanini




Per Francesco Varanini: Scrivere poesie è un modo per intrattenere rapporti con se stessi. Un modo per immaginare, sognare, non dimenticare. Ed anche un modo per prendere appunti rapidi durante le riunioni di lavoro. Per fissare atmosfere e situazioni emotive. Ancora, e infine, scrivere poesie è un modo per dire quello che non può altrimenti essere detto.La poesia nasce da un profondo bisogno personale. Nasce per restare forse per sempre inedita, e nota solo all’autore. Non per questo è inutile. Non per questo deve restare nascosta. La scrittura poetica può essere applicata a qualsiasi oggetto, dal tema più privato e personale, legato ad emozioni e affetti, all’argomento ‘di lavoro’.

venerdì 10 maggio 2013

La mia isola di Carlo Laurenzi


Carlo Laurenzi tra l’editore e scrittore Neri Pozza e lo scrittore Manlio Cancogni nel 1957



LA MIA ISOLA 

Elbano, sono consapevole di dovere anche o soprattutto all'insularità i miei limiti, il mio modo di soffrire la vita, la tendenza solipsistica a negare il peso oggettivo della realtà, la vocazione a una contemplativa pigrizia. L'insularità condiziona; o è una forma mentis? Tutte le isole, specie le piccole, hanno molti aspetti comuni; a ciascun isolano, però, la propria isola sembra la sola. Ho trascorso all'Elba gli anni brevi che paiono eterni, l'infanzia e l'adolescenza: da bambino, per me, quell'isola si identificava col mondo, aboliva il mondo. Poi, ovviamente, mi si vennero svelando le sue connotazioni frastagliate; ma la toscanità dell'isola - la connotazione fondamentale - non mi si manifestò né mi persuase per prima. Se oziavo nel porto, da ragazzo, le sensazioni e gli incontri  evocavano Genova e l'Inghilterra. La presenza degli ultimi brigantini parlava dell'arcipelago. Oltre le acque dei porti c'era il mare misterioso, gremito di pesci come in Omero: a questa concezione assoluta di insularità marinaresca è rimasta fedele la poesia del mio amico Brignetti. E c'era l'entroterra, il massiccio boscoso del versante occidentale, povero di sentieri. Più tardi lo apparentai alle colline della Maremma; a lungo era stato Finisterre, luogo di favola, che non ammetteva confronto.

sabato 4 maggio 2013

Gianfranco Vanagolli: Le voci del mare e le visioni del cielo nella poesia di Maria Gisella Catuogno




Gianfranco Vanagolli: Le voci del mare e le visioni del cielo nella poesia di Maria Gisella Catuogno

             Quando Gisella mi ha chiesto di presentare questo suo ultimo lavoro, Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni, uscito da poco per i tipi della Onirica Edizioni, ho recalcitrato, ho tentato di sottrarmi.
            Perché il rapporto tra critica e autore, se serio e non impostato su graziosi  minuetti, è dialettico o non è. E poi obbliga la critica a interrogarsi, a ripensarsi, perché l’autore produce, costruisce un suo itinerario, sicché le prove più recenti vanno lette nella ratio di un confronto. E qui, magari, si può riscontrare che c’è stato un prima in cui si è teso  a fare una cosa, ad esempio versi anteriori a scuole e a poetiche riconoscibili, e che c’è un oggi in cui, invece, è altro a domandare attenzione. Nel nostro caso, l’esistenza intesa come quotidiano ha ceduto, almeno in parte, il passo all’esistenziale. Così leggo, con grande piacere, perché io sono sempre stato uomo di scuole, del “filo d’Arianna ingarbugliato”, del “gioco dei dadi che non torna”, dell’“aquilone che non spicca il volo”, di “tempo fermo, sospeso, indifferente”: immagini che, messe come sono in stretta sequenza, vogliono essere, più che una citazione montaliana, un piccolo manifesto sotto forma di devota, amorosa decalcomania.

venerdì 3 maggio 2013

"Zitto e nuota" di Gianfranco Panvini



Leggere “Zitto e Nuota” di Gianfranco Panvini mi ha ricordato una lettura dell’adolescenza: “ Tre uomini in barca” di Jerome K. Jerome .  E' un libro che si legge sorridendo, anzi talvolta ridendo proprio. Meritatamente è stato premiato al XXV Salone In­ternazionale dell'Umorismo, è risultato vincitore del Premio Città di Bordighera, è arrivato alla 6^ edizione e varie volte è risultato ai primi posti della Classifica Nazionale Narratori Italiani del Corriere della Sera. Per chi è isolano il sorriso nasce subito dalle prime pagine dove l’autore descrive il muretto che divide la spiaggia di Marina di Campo dalla passeggiata, muretto che conosce tutti gli abitanti del paese e ne sente di tutti i colori.  E il sorriso continua seguendo le vicende di questo gruppo di navigatori : due marittimi di professione, rispettivamente un comandante e un direttore di macchina, un medico che è poi l’autore del libro e le loro mogli.