Leggere “Zitto
e Nuota” di Gianfranco Panvini mi ha ricordato una lettura dell’adolescenza: “
Tre uomini in barca” di Jerome K. Jerome . E' un libro che si legge sorridendo, anzi
talvolta ridendo proprio. Meritatamente è stato premiato al XXV Salone Internazionale
dell'Umorismo, è risultato vincitore del Premio Città di Bordighera, è arrivato
alla 6^ edizione e varie
volte è risultato ai primi posti della Classifica Nazionale Narratori Italiani
del Corriere della Sera. Per chi è isolano il sorriso
nasce subito dalle prime pagine dove l’autore descrive il muretto che divide la
spiaggia di Marina di Campo dalla passeggiata, muretto che conosce tutti gli
abitanti del paese e ne sente di tutti i colori. E il sorriso continua seguendo le vicende di
questo gruppo di navigatori : due marittimi di professione, rispettivamente un
comandante e un direttore di macchina, un medico che è poi l’autore del libro
e le loro mogli.
PREFAZIONE
alla prima edizione
di Gaspare Barbiellini Amidei
di Gaspare Barbiellini Amidei
Gianfranco Panvini ha fatto una scommessa. E io sono qui
come un bookmaker a certificarne la vittoria. Era dato a uno contro venti
perché un cavallo che voglia correre oggi all’ippodromo dell'umorismo senza i
colori della volgarità, senza neppure il frustino di una parolaccia, parte
ultimo e perdente nei pronostici. L'allegria che corre lungo queste pagine non
è parente di certa triste comicità televisiva e neppure cugina delle brutte
parole che si contendono la hit parade in faticose gare
spettacolar-letterarie. Questo libro è lieto e sa di mare. Il mare di Panvini è
anche il mio mare; siamo, come amava dire Raffaello Brignetti, il maggior
scrittore italiano di mare, di mare uguale. È un mare non inquinato dal
petrolio né malato di lalopatia. Panvini è medico e si intende di patologia,
non l'ultima di quella del linguaggio, che oggi affligge quegli scrittori che
sperano di far sorridere chi legge offendendone il buon gusto.
La scommessa vinta da Panvini prevedeva una sottile, disincantata rivisitazione di uno scrittore amato dai nostri padri, Jerome Klapka Jerome, nato a Staffordshire nel 1850 e morto a Northampton nel 1927. Anche Jerome mescolava gli umori del suo mestiere (fu maestro di scuola e fu attore, fu impiegato delle ferrovie e fu giornalista), il buon senso capace di diventare piccola e apprezzabile filosofia e la nativa vocazione all'umorismo. Jerome non sganciava la comicità da una narrazione tanto misurata quanto realistica, calata dentro le cose. E così fa Panvini che di certo aveva ben in mente” Tre uomini in barca" (che è del 1889), e” Tre uomini a zonzo" (che è del 1900), così come, io penso, “Il passeggero del terzo piano", commedia di apprezzabile tenuta (che è del 1908). Anzi, direi che della natura teatrale di Jerome, in un susseguirsi di scene che hanno per fondale il mare azzurro e la salsedine e per interni la paradossale barchetta, si giova non poco questo lungo racconto di Panvini che vuol essere a un tempo piccola ma significativa metafora della vita e sorridente diario di bordo.
A bordo della barca di Panvini non si usa il linguaggio dei politici, che è ormai spesso turpiloquio, né quello di alcune compagnie di giro televisive, che è spesso avanspettacolo. La gente che ama il mare alza la voce soltanto quando serve, cioè quando il mare lo pretende. E quando non grida, si diverte. Divertimento è oggi parola poco frequentata, considerata banale.
Lasciatemela dire. Se è vero, come insegna l'antica saggezza musulmana, che “citare bestemmie non vuol dire essere blasfemi”, l'abitudine a forzare il riso, usando sempre forcipe della volgarità, è un interminabile e noioso eufemismo alla rovescia. Panvini, in sottintesa polemica con questo rovesciato eufemismo, ci fa sorridere senza forcipe, mostrando in una prosa linda e sicura la mano dello scrittore.
“Zitto e nuota!” è un'esortazione che oggi può essere rivolta a tanti protagonisti politici e televisivi. In una dolce sera d'estate si può abbassare il volume del televisore e costringere la chiacchiera a tacere. Poi si può aprire questo piacevole libro e leggerlo sorridendo.
La scommessa vinta da Panvini prevedeva una sottile, disincantata rivisitazione di uno scrittore amato dai nostri padri, Jerome Klapka Jerome, nato a Staffordshire nel 1850 e morto a Northampton nel 1927. Anche Jerome mescolava gli umori del suo mestiere (fu maestro di scuola e fu attore, fu impiegato delle ferrovie e fu giornalista), il buon senso capace di diventare piccola e apprezzabile filosofia e la nativa vocazione all'umorismo. Jerome non sganciava la comicità da una narrazione tanto misurata quanto realistica, calata dentro le cose. E così fa Panvini che di certo aveva ben in mente” Tre uomini in barca" (che è del 1889), e” Tre uomini a zonzo" (che è del 1900), così come, io penso, “Il passeggero del terzo piano", commedia di apprezzabile tenuta (che è del 1908). Anzi, direi che della natura teatrale di Jerome, in un susseguirsi di scene che hanno per fondale il mare azzurro e la salsedine e per interni la paradossale barchetta, si giova non poco questo lungo racconto di Panvini che vuol essere a un tempo piccola ma significativa metafora della vita e sorridente diario di bordo.
A bordo della barca di Panvini non si usa il linguaggio dei politici, che è ormai spesso turpiloquio, né quello di alcune compagnie di giro televisive, che è spesso avanspettacolo. La gente che ama il mare alza la voce soltanto quando serve, cioè quando il mare lo pretende. E quando non grida, si diverte. Divertimento è oggi parola poco frequentata, considerata banale.
Lasciatemela dire. Se è vero, come insegna l'antica saggezza musulmana, che “citare bestemmie non vuol dire essere blasfemi”, l'abitudine a forzare il riso, usando sempre forcipe della volgarità, è un interminabile e noioso eufemismo alla rovescia. Panvini, in sottintesa polemica con questo rovesciato eufemismo, ci fa sorridere senza forcipe, mostrando in una prosa linda e sicura la mano dello scrittore.
“Zitto e nuota!” è un'esortazione che oggi può essere rivolta a tanti protagonisti politici e televisivi. In una dolce sera d'estate si può abbassare il volume del televisore e costringere la chiacchiera a tacere. Poi si può aprire questo piacevole libro e leggerlo sorridendo.
Racconto spumeggiante e caricaturale, comica rivisitazione del classico diario
RispondiEliminadi bordo.
La storia è incentrata sulla mini-crociera che i protagonisti si trovano a
intraprendere a bordo di un veliero artigianale.
L’incipit è riuscitissimo e ammaliante. Dall'inizio, infatti, si pregusta l’
alone di piccole sciagure con cui il simpatico personaggio principale si
confronterà.
Con un’avventata tesi complottista, lo scrittore si destreggia tra immagini
quotidiane e semplici che rievocano un sapidità non nota e impensabile.
La descrizione particolareggiata delle situazioni, nelle quali il
protagonista, di tanto in tanto, si trova imbarazzato, non corrispondono al
tempo reale di avvenimento. Quest’ atemporalità, altresì, conferisce alla scena
un dettaglio fascinoso e sfaccettato, che instaura nel lettore quasi un senso
di catarsi nella conclusione dello svolgimento.
Le metafore inaspettate s’incastonano perfettamente tra le relazioni
impreziosendo questo racconto. “Anche il lattante, la cui vita dipende dal seno
materno o dal poppatoio, ha bisogno di toccare continuamente la fonte della sua
sicurezza.”
La saggezza popolare aleggia nelle parole rievocate dal ricordo della nonna,
figura onnipresente e immanentista, e adorna di verità veraci la storia.
In un passo si trova la chiave del racconto. Da questa frase in poi l’
intreccio assume le linee dell’ineluttabilità. “I protagonisti hanno anche a
disposizione materiale da professionisti, così quando un dilettante vuol fare
un lavoro da professionista, senza avere i mezzi, o viceversa il professionista
si base su un lavoro fatto dal dilettante, nascono i problemi.”
Una sequenza spasmodica di scene esilaranti e spassose, da leggere quasi in un
fiato, gustando il nettare benefico di un divertimento genuino, mai ameno o
mediocre.
“Sembrava un veliero d’altri tempi, il Cavodiurno, veloce, silenzioso e
paurosamente bello.”
Intuizione e acume spiccano dall’osservazione profonda della personalità
psicologica di tutte le figure che ruotano intorno alla vicenda.
Una true story che ha la pretesa di rapire i dettagli delle nostre quotidiane
insicurezze, per trasformarli in allegri riverberi di comicità.
Dalila C.
Grazie Danila per questa sintesi e precisa e sentita. Se ti va di preparare le schede degli altri libri di Panvini la porta è aperta e a me farebbe piacere.
EliminaSandra