Elba isola di poeti e narratori

Elba isola di poeti e narratori è un'antologia, ma non un' antologia critica perché non sono una critica, né desidero esserlo. E' il percorso di una lettrice che ha con la parola scritta un rapporto emotivo, empatico, emozionale e non intellettuale, che tenterà di dare uno sguardo sugli scrittori elbani e sull’Elba nella letteratura.

domenica 3 novembre 2013

“Una vita non basta. Memorie da una metamorfosi” di Luciano Minerva



Vi ricordate il polpo Paul che durante i Mondiali di calcio del 2010 aveva indovinato l'esito di tutte le sette partite della nazionale tedesca e il risultato della finale Spagna-Olanda?  A questo polpo pescato, si dice, da Yuri Tiberto nel mare elbano, il giornalista e scrittore Luciano Minerva si è ispirato per il suo romanzo intitolato Una vita non basta. Memorie da una metamorfosi , Robin, 2013.


Brano tratto da Una vita non basta. Memorie da una metamorfosi” , Robin, 2013 di Luciano Minerva

domenica 27 ottobre 2013

RIO MARINA : il mio borgo di Luigi Berti

foto di Dante Leonardi


RIO MARINA : il mio borgo di Luigi Berti

Io amo i monti ferrigni della mia terra. È una cattiva abitudine di quando fanciullo vi andavo a far le sassate e, per mulattiere e sentieri, in cerca di nidi e lucertole.
È una debolezza ch'è rimasta nella mia giovinezza adusta come un'acqua liscia che fa pensare alla dolcezza di un bagno.
È una leggerezza che mi vi spinge talvolta ad ascoltare il silenzio e la quiete larga delle cose e dell'ora.
 Ma, caro signore, nulla è più dolce di quei miei ritorni. Di là passano incessanti i ricordi di tempi lontani nell'immaginazione e nell'ansia. Ivi le cose esalano adagio la loro anima antica con la taciturna tristizia dei morenti. Hanno le mani stellate di piccole ferite, le cose, ma in quell'aria quasi spirituale, tra quelle rocce iridanti gocce d'umori nascoste a piante disseminate per muriccioli rupestri, ritrovo la mia adolescenza perduta e mi metto a germinar fragranze in quella luce purificata e distillata dai successivi trapassi.
 L'anima è il corpo ne godono, Signore.
Parto di buon mattino, salgo alle cime col respiro saltante, venero le scaturigini montanine, le acque fresche di polla, mi smarrisco per i campi di felci verso il pennacchio di fumo che una carbonaia eleva nella macchia e salgo e salgo all'ignoto godendo con orgoglio della stanchezza del corpo, col presentimento di un praterello verde succhiante la rugiada come una pappa mattutina, così ben curato che fa pena a guastarlo o qualche gruppo folto di lecci che fanno come un tempio di freschezza odorata di fogliame e di terra uliginosa e che compaiono in cima ad un colle, divinamente.

domenica 20 ottobre 2013

Dieci anni fa moriva Oreste Del Buono. Il ricordo di Gianfranco Vanagolli




Erano gli anni Settanta. Studente a Pisa, cercavo dei buoni maestri, perché i cattivi sembravano dominare l’università, i media, le istituzioni, la politica. Era già finita la stagione del Sessantotto liberatorio e creativo, soffocato da un mix velenoso di demagogia e d’intolleranza, che lievitata prepotentemente a fronte di una rotta, più che di una ritirata, della ragionevolezza.
Cercavo e non trovavo. Poi, un giorno, mi capitò tra le mani un numero di “Linus”. Ne era già direttore Oreste Del Buono. Di questo nostro conterraneo sapevo poco. Lo leggevo, di tanto in tanto, ora su un giornale ora su un altro. Dei suoi romanzi, conoscevo, superficialmente, solo La parte difficile. Del resto, l’Elba spingeva soprattutto verso Raffaello Brignetti che, non a caso, scelsi come  primo autore su cui riferire  ai miei esami di Letteratura italiana moderna e contemporanea. Posso dire che Brignetti mi affascinava e quasi  non c’era posto che per lui, magicamente “apocalittico sereno”, nella mia biblioteca elbana di narrativa.

domenica 6 ottobre 2013

Son dell'Elba! di Ivo Bandi

Foto tratta dal sito Mucchio Selvaggio

SON DELL' ELBA! 

Sono passati più di trent'anni da quando ho fatto valigie di sola andata con la motonave "Aethalia". Diciamo che in questo non breve lasso di tempo ho girato abbastanza in Italia e altrove così come è destino di molti abitanti delle isole. Girando e rigirando si conosce , volenti o meno, un sacco di gente e, come sapete, è abbastanza di prammatica, dopo poche frasi sulla salute e il tempo, rispondere alla classica domanda sulle origini: "Lei di dov'è?". 

domenica 29 settembre 2013

Provvista d'azzurro di Gabriella Campini

Gabriella Campini, Provvista d'Azzurro, Firenze, Fratini, 2013


Sensazioni

Il moto delle canne
è il suono dolce del liuto,
un lampo rosso di sole
è il fischio del treno.
Io scrivo parole sulla sabbia
che il mare accarezza, cancella,
porta via.

domenica 22 settembre 2013

La “La riva di Charleston” di R.Brignetti. Recensione di Bartolomeo Di Monaco


“La riva di Charleston” (1960) di R. Brignetti
Recensione di Bartolomeo Di Monaco 



Vincitore nel 1967 del premio Viareggio con la raccolta di racconti “Il gabbiano azzurro” e, nel 1971, del premio Strega con “La spiaggia d’oro”, lo scrittore toscano, nato nell’Isola del Giglio nel 1921 e morto a Milano nel 1978, rappresenta un’altra meteora nella memoria degli italiani. In precedenza aveva scritto, nel 1952, “Morte per acqua”, che segna l’avvio di un percorso di qualità intriso del suo grande amore per il mare, in ciò affiancandosi ad altri narratori, come, per stare nei confini della mia terra di Lucchesia, Lorenzo Viani e Mario Tobino.

Il romanzo che qui si prende in considerazione non è molto conosciuto, e fu scritto nel 1960, alcuni anni prima, cioè, di quelli che gli dettero e confermarono la sua popolarità. È stato ispirato da un fatto realmente accaduto.

domenica 15 settembre 2013

La rosa dei Venti di Cesare Giacomo Toso



Copertina di Sergio Marianelli



La rosa dei Venti di Cesare Giacomo Toso, Firenze,  Florent Art Edizioni, 2012

La rosa dei Venti è l’ultima raccolta  di poesia di Cesare Giacomo Toso  che ha già pubblicato con la stessa casa editrice Florent Art Edizioni,  Alter Ego. Versi liberi o neoromantici nel 1998 e  Giorno dopo giorno nel 2001. Toso ha ottenuto numerosi riconoscimenti,  tra i quali ci limitiamo a ricordare il primo premio al Città d’Este nel 2005 ,il primo premio al Bartolomeo Sestini di Capoliveri nel 2005 e nel 2006, Il fiorino d’oro per la poesia inedita al Premio Firenze nel 2006, la selezione d’onore al Premio Firenze per la poesia inedita nel 2007,  la selezione al Premio Internazionale Mario Luzi nel 2012.
La  sua terza raccolta La rosa dei venti  si apre con la poesia Se mai tornassi  dove con tono quasi sussurrato e pochi versi delicati il Poeta dipinge il suo sogno:

domenica 8 settembre 2013

Il mio primo incarico nella scuola di Luigi Cignoni (da" L'isola del Diavolo", Livorno, Nuova Fortezza, 1985)



Luigi Cignoni scrisse L’isola del diavolo ( Livorno, Editrice La Nuova Fortezza, 1989) dopo aver  insegnato dal 1979 al 1981 nella scuola media di Pianosa ai figli degli agenti di custodia e degli abitanti dell’isola. Quanto ci sia di autobiografico e quanto di fantasia in  un romanzo lo sa solo l’autore, tuttavia in questo brano nel prof. Retio Guelfi, preside della scuola media di Marina di Campo da cui dipendeva la sezione di Pianosa, è ben riconoscibile il compianto  Prof. Aulo Gasparri che a quanto pare apprezzò la descrizione dato che pubblicò il pezzo che lo riguardava nella rivista  Lo scoglio dell’estate del 1991  assieme a sua fotografia:






Di buon'ora ero a Marina di Campo davanti  al Preside della scuola media, dal quale dipendeva anche la sezione staccata di Pianosa.
Cinquant'anni, capelli bianchissimi pettinati all'indietro, magro, mi si fece incontro porgendomi la mano e mi invitò a accomodarmi in ufficio. Era una piccola stanza con un grande finestrone che dava nel cortile interno del palazzo. La stanza era ingombra di cartelle, filze, fascicoli, vocabolari, libri, oggetti di laboratorio di scienze, fogli protocollo chiusi da fascette abbandonati sulla poltrona, armadi a vetri aperti. «Non faccia caso al disordine» mi disse il prof. Retio Guelfi, «ma stiamo facendo l'inventario. Liberi una sedia e si accomodi qui vicino alla scrivania». Si sedette. Assunse l'aria che gli competeva. Volle sapere dove mi ero laureato, in cosa, i miei studi, il mio curricolo, perché mi ero presentato così in ritardo. A ogni risposta muoveva in modo assertivo la testa che stava leggermente inclinata. Quando parlava, non poteva fare a meno di atteggiare le labbra piccole e sottili a una smorfia che poteva apparire un sorriso rimasto a metà. Due occhietti vispi si posavano a intermittenza su di me e mi sentivo soppesato, valutato. Mi accorgevo che voleva sapere qualcosa di più, sempre di più e che io non avevo ancora detto, ma allo stesso tempo la risposta doveva uscire spontaneamente, per via indiretta.

domenica 1 settembre 2013

Dylan Thomas a Rio Marina di Massimo Trombi



Dylan Thomas  a Rio Marina di Massimo Trombi
in La Piaggia, Inverno '99, pp 30-31


Quando Dylan Thomas sbarca a Rio Marina, il 20 luglio 1947, con la famiglia, nipote e cognata, è già un poeta molto apprezzato, l'incarnazione vivente di un mito per i giovani di una generazione.
Anticonformista, perennemente senza un penny, è dotato di una straordinaria e impetuosa vitalità espressiva le cui radici affondano nella tradizione celtica del Galles, e di Swansea, sua città natale.
Una città di mare, quindi, che "striscia e si stende lungo l'arco di una grande e splendida spiaggia, dove i ragazzi perdigiorno e ragazzi di Sandfield e vecchi di chissà dove cercavano fra la sabbia, bighellonavano, sguazzavano, guardavano le navi che rientravano o le navi che se ne andavano verso il mistero e l'India, la magia e la Cina". Una città di provincia con le sue miniere di carbone, col porto e le attività ad esso connesse, teatro di un'infanzia intrisa di giochi calati nello scenario naturale, or costruendo piste sulla sabbia, castelli e fortini, or vagheggiando imprese su cui egli fantasticava insieme ai suoi coetanei nel rifugio segreto immerso nel sottobosco. Rio Marina rappresenta la tappa conclusiva del suo soggiorno italiano.

domenica 18 agosto 2013

L'isola di Federico Regini



Federico Regini, L'isola ,Edizioni Il Foglio, 2006


E’inutile prendersi in giro, ogni sera è fotocopia delle altre, specialmente in inverno e durante la settimana; sabato invece è ancora peggio.
Che tristezza? Non ne sono tanto sicuro, non credo sia triste, ognuno ha la realtà in cui vive con i pregi e difetti, ma se lo è, allora lo  è per tanti.
E’, cosi, durante l'inverno all'isola tutto si spenge, la maggior  parte dei locali chiude, ne rimangono generalmente aperti due: in uno, quello scelto dalla massa ci vanno tutti, l'altro resta vuoto. Non c’è una scelta di gusto o di merito per il locale, né dipende  dalla bravura o meno del gestore, è solo una questione di culo  come testa o croce, se la massa dice testa tutta la gioventù  dell’isola si reca da testa e ti ritrovi a vedere come tutti gli anni, da quando esci per locali, le solite facce, le solite fiche, le solite serate.

mercoledì 14 agosto 2013

Il fico sulla fortezza di Claudio Damiani

Il Fico sulla fortezza di Claudio Damiani , Fazi, 2012



L’ultimo libro di Claudio Damiani, Il Fico sulla Fortezza, edito da  Fazi è diviso in otto sezioni , piccoli scrigni   che contengono gioielli di poesie. Ogni parte inizia con un testo che apre ai successivi come un sipario che si alza.  Spesso il là della prima poesia  ha per tema  un paesaggio, una strada , come Così la strada ancora va, o  un elemento della natura, come Il Fico sulla Fortezza , fortezza che è la Rocca dei Savelli a Rignano Flaminio dove vive l’autore. E  partendo dalla natura o dalla storia il pensiero va alla vita di ogni uomo per sottolinearne la fragilità , per denunciarne le  debolezze e spesso la ricerca incessante di ricchezza e di beni che non potrà portarsi dietro oltre la vita.
Sembrerebbe dalla pubblicità / che siamo ricchi, forti / e invece siamo poveri, fragili / come le foglie sugli alberi, / anche i potenti, i più ricchi / con un niente vanno nell’Orco, / da un momento all’altro li afferra la Moira / e li trascina nella polvere, cadono sul terreno con tutta l’armatura / che fragorosamente risuona / e potresti vedere, ben visibili, / le loro vergogne” ( p. 23)

sabato 20 luglio 2013

Elba 1983: Il mistero di Vamos a Capraya di Riccardo Venturi

Foto di Fabio Guidi

Elba 1983: Il mistero di Vamos a Capraya  




Marina di Campo, Isola d'Elba, fine luglio dell'anno 1983.

Verso le ore 22 di quella caldissima nottata, mentre sul lungomare prospiciente la spiaggia si sta svolgendo il solito, fittissimo passeggio serale, compare all'improvviso un gruppo di circa una ventina tra giovanotti e ragazze, vestiti in mondo decisamente pittoresco.

Chi indossa un rozzo pigiama a strisce; chi si è presentato con al piede una palla con la catena (fatta con carta di giornale pressata); chi ha addosso un asciugamano scuro che vorrebbe simboleggiare una toga da avvocato; chi si è portato dietro un mitra giocattolo; e così via.

Il gruppo è preceduto da uno striscione fatto con un lenzuolo, recante la scritta:

SFIGHEIRA

sabato 13 luglio 2013

Manrico Murzi : intervista di Liliana Porro Andriuoli



L’intervista è tratta da LETTERA in VERSI, una newsletter di poesia, a carattere monografico, nata da un’idea di Margherita Faustini e Rosa Elisa Giangoia, che ne cura la realizzazione con la collaborazione di Liliana Porro Andriuoli. Il n. 46 del giugno 2013 di Lettera in Versi è dedicata a Manrico Murzi.


Manrico Murzi con Marguerite Yourcenar  
Manrico Murzi : intervista di  Liliana Porro Andriuoli
Hai iniziato la tua attività letteraria, come poeta, pubblicando nel 1964 per i tipi dell’editore Rebellato di Padova una raccolta di versi dal titolo Il cielo è caduto. Quali sono state le sollecitazioni che hanno fatto nascere in te la vocazione per la poesia? Quanto ha influito su questa tua vocazione l’incontro con Giuseppe Ungaretti? E cosa ha significato per te, ancora studente, tale incontro?

sabato 6 luglio 2013

Chiara Catapano - Patrizia Dughero: L'Elba. Epistolario Transmoderno 30 Giugno 2013


da L' Olandese Volante


Chiara Catapano - Patrizia Dughero: L'Elba. Epistolario Transmoderno30 Giugno 2013 





Chiara Catapano - Patrizia Dughero
L’ELBA HA SPEZZATO IL TEMPO

Mia cara amica, mia Chiara, credo così di aver fatto in poche ore un “Mitico percorso transmoderno”, e di questo ti son grata, partita come sono dal tuo inedito...

sabato 29 giugno 2013

Oreste, il «guastafeste» - Del Buono, l'enfant terrible che ha distrutto i luoghi comuni della carta stampata di Enzo Magri

Nel numero 45 della Rivista Lo Scoglio, dalla quale provengono molti degli articoli che riporto nel blog, ho trovato quest’interessante intervista di Enzo Magri a Oreste Del Buono. Pubblicata su Lo Scoglio nel 1995 offre non solo un ritratto dell’uomo Del Buono, ritratto che emerge dal taglio e dal contenuto delle sue risposte, ma anche  un quadro dell’ambiente culturale, giornalistico ed editoriale dal fascismo agli anni 90 e dell’evoluzione culturale e editoriale nel ‘900.




Oreste, il «guastafeste»
Del Buono, l'enfant terrible che ha distrutto i luoghi comuni della carta stampata
di Enzo Magri
 
Pubblicata su Lo Scoglio  III Quadrimestre 1995 - Anno XIII pp. 7-12





-Del Buono lei è stato fascista?
 «Sono stato balilla e avanguardista».

-E' stato anche comunista?
 «Comunista e responsabile di cellula».

- E adesso che cos'è?
«Fasciocomunista apostolico romano».

sabato 22 giugno 2013

Di mare di luna e di sabbia di Carlo Murzi




Vecchio Uomo  

Vecchio uomo, che riposi
appoggiando i gomiti sullo
schienale di una seggiola di
di paglia. All’ombra, nel calore
di agosto, pensi alle ombre e
alla luce. Ombre dei tempi passati
che ti scorrono davanti, luce…..!
Riposi la tua vita, ma non il pensiero,
che indietro torna su avvenimenti e
battaglie superate.
Però soddisfatto miri l’orizzonte, ma
ansioso, per l’arrivo di un giorno quando
dovrai oltrepassarlo per abbandonarlo.


sabato 15 giugno 2013

La mia isola di Gaspare Barbiellini Amidei


La mia isola


'Elba è l'Elba. Per capirlo basta salire su un   traghetto a Piombino, poche migliaia di lire, e lasciare la terraferma, possibilmente senza portarsi la macchina. A piedi si cammina bene. Affittare la bicicletta è un'avventura senza fatica. Ci sono corriere. Napoleone non capì che l'Elba è l'Elba e morì a Sant'Elena, che è una spiacevole isola. L'Elba non è esattamente un'isola. E una piccola patria , troppo grande per essere un'isola-isola, fatta di un' isolanità e di mare, di voglia serale di continente e di malinconia notturna per essere separati dagli altri, al di là del canale, troppo stretta per essere un'isola di respiro demografico e geografico, come la Sicilia e la Sardegna. E' la più facile e accessibile fra le esperienze particolari del turismo, milioni di perso ne hanno la possibilità di trovarsi dentro un diverso  pianeta dopo soltanto un'ora di viaggio per mare. Non c'è nulla di esotico né di stravagante, la campagna è toscana, la radice è etrusca, l'architettura è romanica, poi rinascimentale e poi barocca. Portoferraio e Porto Azzurro sono fortezze importanti, urbanisticamente iscritte nella storia dell'arte, Marciana è una minuscola città Stato che batteva moneta. Ma non c'è nulla di eccezionale in questo spazio tipicamente italiano.

sabato 8 giugno 2013

Weiss Giorgio - Anni 2003/2004



Nel 2003 e nel 2004 Giorgio Weiss  preparò per il Comune di Portoferraio A colloquio con le Muse  nove incontri teatrali con personaggi della letteratura e del teatro.


 



L’attore MassimoWertmuller         



iniziò la rassegna con un recital e alcune notizie su Girolamo Savonarola e le sue "Prediche" , per poi passare ai versi di Ginsberg e del Belli. Dopo lo spettacolo ebbi la sensazione che non fosse rimasto soddisfatto del numero di spettatori, forse era abituato a platee più numerose, tuttavia il teatro era quasi pieno e lui venne molto apprezzato e applaudito a lungo.


sabato 1 giugno 2013

Brignetti, il mare e l'impossibile individuazione di Noemi Paolini Giachery

Un saggio che merita di essere letto per entrare nell'opera di Brignetti, un testo critico che è comprensibile anche per i non addetti ai lavori, come me, e nel quale emerge la pianta uomo Brignetti con chiarezza e nei cui rami, spesso, possiamo ritrovarci in quanto isolani.

BRIGNETTI, IL MARE, L'ISOLA E L'IMPOSSIBILE INDIVIDUAZIONE 

Dichiaratamente antiaccademico e antintellettualistico, uno scrittore come Raffaello Brignetti non per questo si presenta semplice e lineare alla lettura e alla interpretazione.
Una «foresta di simboli» (per citare il suo prediletto Baudelaire) ci viene incontro e ci immette nel suo intrico. È vero  che i simboli di Brignetti sfuggono alla razionalizzazione: nel suo universo ogni tentativo di definizione risulta frustrato e l'oggetto da definire si sottrae, si maschera. La vera ideologia di Brignetti è il rifiuto dell'ideologia. Uno spirito fenomenologico lo porta a sentire l'impossibilità di ridurre a schema la multiforme e fluida esperienza reale da cui pure non può prescindere la vera conoscenza. Per questo la sua scrittura si apre in misura estrema all'ambiguità, alla polisemia.
Tuttavia il lettore di Brignetti cui l'autore trasmette la sua inquietudine è diviso tra la volontà di abbandonarsi alla suggestione dei singoli momenti, delle immagini, dei colori, delle atmosfere, delle pause liriche e contemplative - e delle parole che mediano i significati -, e la curiosità per i sensi riposti che si intuiscono quanto mai ricchi e complessi. Per dirla con le sue stesse parole «sarebbe bello osservare questa forma liberamente, questa esistenza, un'astrazione ormai»; ma l'indagine faticosa - e forse alienante - si impone categoricamente. L' interprete critico non può sottrarsi al tormento di chi sente contraddittoria la propria funzione di «philosophus additus artifici», cioè di accanito teorizzatore impegnato nello snaturare, razionalizzando a tutti i costi, un messaggio linguistico che dice la sua specifica verità proprio scegliendo un linguaggio polivalente e ambiguo e respingendo la riduttiva univocità della logica indispensabile per altre imprese conoscitive.

sabato 25 maggio 2013

Lettera di Nunzio Marotti a Sergio Rossi autore di Uliano



Caro Sergio,
absit iniuria verbis: inizio con questa locuzione, a te cara, per mettere le mani avanti nel caso dicessi stupidaggini.
Non ho competenze critico-letterarie ma qualcosa voglio dire sul tuo “Uliano”.
1)      Mi è piaciuto prima di tutto perché mi ha fatto divertire. Non c'è che dire: una bella lettura rilassante.
2)      Ci ho trovato dentro la passione e gli interessi del Sergio che conosciamo.
3)      Per me elbano d'adozione (sull'isola da oltre un quarto di secolo), è stata una immersione nella cultura elbana, scoprendo abitudini e modi di dire nella vita di paese nel decennio successivo alla seconda guerra mondiale.

venerdì 24 maggio 2013

Il verbo rimediare di Ivo Bandi

La Calata
anni 60-70

IL VERBO RIMEDIARE
di Ivo Bandi

"Andare al rimedio" nel gergo dei giovani elbani di sesso maschile indicava una vera e propria arte, che è poi quella indicata dal Casanova: andare alla ricerca di avventure galanti. Rimediare era pertanto trovare o conquistare la 'preda ", la ragazza, ma, attenzione, non tanto la compaesana né quella di “fòri" , italiana del continente, quanto la straniera. Il mito della straniera nasce sul finire degli anni '50, per raggiungere  l'apice nei '60, a seguito del boom turistico. La vera straniera doveva essere bionda, alta, di lingua ostica, odorosa di creme solari, ma soprattutto molto, ma molto disinibita. Con l'arrivo dell'estate si interrompevano i "fidanzamenti" con le locali ragazze ed iniziava la grande caccia.
Innanzitutto serviva organizzazione: sempre in coppia, scelta dei luoghi più idonei, tempo a volontà, 'Fiat 500”  o ‘Vespone’ a disposizione . Abbigliamento  ovviamente da "topaio" cioè da bellimbusto alla moda (un po’ cafoncella) di allora: jeans strettissimi e scoloriti sul davanti, a zampa di elefante, camicia a fiori ampiamente sbottonata per mettere in evidenza il medaglione con collana, scarpe a punta con tacco alto, occhiali da sole a specchio. Capelli lunghi fino al collo accuratamente stirati al phon.

sabato 18 maggio 2013

Il giardiniere tenace di John Le Carré



John Le Carré, noto autore  inglese di molti romanzi di spionaggio,  cercava una tenuta agricola situata in un'isola per ambientarvi una parte del romanzo che stava scrivendo.
Su suggerimento di un amico sbarcò all’Elba nel febbraio del 2000 per  visitare La Chiusa a Magazzini. Dall’albergo in cui soggiornava si recò per qualche  giorno con un taxi alla Tenuta dove rimaneva dalla mattina alla sera. Camminò per i campi, visitò la casa padronale e le costruzioni vicine e l’Elba e la Chiusa dei Magazzini entrarono così nel romanzo Il giardiniere Tenace uscito in Italia nel 2001 per Mondadori. Nei ringraziamenti finali  invita esplicitamente  a visitare l’Elba , i Magazzini e la famiglia Foresi.

venerdì 17 maggio 2013

Il faro di Palmaiola di Riccardo Venturi




"Si resta affezionati alle proprie fantasticherie; diventano una parte di noi, sono nella memoria lunga. Ci son delle volte in cui, senza un motivo ed in un luogo qualsiasi, tornano alla mente. Ed allora si torna per un attimo ad aprire quella porta del faro di Palmaiola, chiusa da anni; si spolverano i mobili e le suppellettili, si verifica se le apparecchiature sono tutte in ordine, si aggiusta quella zampa di tavolino che cigolava e s'innaffiano i vasi di fiori che, chissà come, non appassiscono mai. Si dà un'ultima controllatina, si richiude la porta a tripla mandata e si torna alla legge di gravità. Ma tutto dev'essere pronto all'uso, sempre, in qualsiasi momento."

sabato 11 maggio 2013

"T'adoriam budget divino" di Francesco Varanini




Per Francesco Varanini: Scrivere poesie è un modo per intrattenere rapporti con se stessi. Un modo per immaginare, sognare, non dimenticare. Ed anche un modo per prendere appunti rapidi durante le riunioni di lavoro. Per fissare atmosfere e situazioni emotive. Ancora, e infine, scrivere poesie è un modo per dire quello che non può altrimenti essere detto.La poesia nasce da un profondo bisogno personale. Nasce per restare forse per sempre inedita, e nota solo all’autore. Non per questo è inutile. Non per questo deve restare nascosta. La scrittura poetica può essere applicata a qualsiasi oggetto, dal tema più privato e personale, legato ad emozioni e affetti, all’argomento ‘di lavoro’.

venerdì 10 maggio 2013

La mia isola di Carlo Laurenzi


Carlo Laurenzi tra l’editore e scrittore Neri Pozza e lo scrittore Manlio Cancogni nel 1957



LA MIA ISOLA 

Elbano, sono consapevole di dovere anche o soprattutto all'insularità i miei limiti, il mio modo di soffrire la vita, la tendenza solipsistica a negare il peso oggettivo della realtà, la vocazione a una contemplativa pigrizia. L'insularità condiziona; o è una forma mentis? Tutte le isole, specie le piccole, hanno molti aspetti comuni; a ciascun isolano, però, la propria isola sembra la sola. Ho trascorso all'Elba gli anni brevi che paiono eterni, l'infanzia e l'adolescenza: da bambino, per me, quell'isola si identificava col mondo, aboliva il mondo. Poi, ovviamente, mi si vennero svelando le sue connotazioni frastagliate; ma la toscanità dell'isola - la connotazione fondamentale - non mi si manifestò né mi persuase per prima. Se oziavo nel porto, da ragazzo, le sensazioni e gli incontri  evocavano Genova e l'Inghilterra. La presenza degli ultimi brigantini parlava dell'arcipelago. Oltre le acque dei porti c'era il mare misterioso, gremito di pesci come in Omero: a questa concezione assoluta di insularità marinaresca è rimasta fedele la poesia del mio amico Brignetti. E c'era l'entroterra, il massiccio boscoso del versante occidentale, povero di sentieri. Più tardi lo apparentai alle colline della Maremma; a lungo era stato Finisterre, luogo di favola, che non ammetteva confronto.

sabato 4 maggio 2013

Gianfranco Vanagolli: Le voci del mare e le visioni del cielo nella poesia di Maria Gisella Catuogno




Gianfranco Vanagolli: Le voci del mare e le visioni del cielo nella poesia di Maria Gisella Catuogno

             Quando Gisella mi ha chiesto di presentare questo suo ultimo lavoro, Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni, uscito da poco per i tipi della Onirica Edizioni, ho recalcitrato, ho tentato di sottrarmi.
            Perché il rapporto tra critica e autore, se serio e non impostato su graziosi  minuetti, è dialettico o non è. E poi obbliga la critica a interrogarsi, a ripensarsi, perché l’autore produce, costruisce un suo itinerario, sicché le prove più recenti vanno lette nella ratio di un confronto. E qui, magari, si può riscontrare che c’è stato un prima in cui si è teso  a fare una cosa, ad esempio versi anteriori a scuole e a poetiche riconoscibili, e che c’è un oggi in cui, invece, è altro a domandare attenzione. Nel nostro caso, l’esistenza intesa come quotidiano ha ceduto, almeno in parte, il passo all’esistenziale. Così leggo, con grande piacere, perché io sono sempre stato uomo di scuole, del “filo d’Arianna ingarbugliato”, del “gioco dei dadi che non torna”, dell’“aquilone che non spicca il volo”, di “tempo fermo, sospeso, indifferente”: immagini che, messe come sono in stretta sequenza, vogliono essere, più che una citazione montaliana, un piccolo manifesto sotto forma di devota, amorosa decalcomania.

venerdì 3 maggio 2013

"Zitto e nuota" di Gianfranco Panvini



Leggere “Zitto e Nuota” di Gianfranco Panvini mi ha ricordato una lettura dell’adolescenza: “ Tre uomini in barca” di Jerome K. Jerome .  E' un libro che si legge sorridendo, anzi talvolta ridendo proprio. Meritatamente è stato premiato al XXV Salone In­ternazionale dell'Umorismo, è risultato vincitore del Premio Città di Bordighera, è arrivato alla 6^ edizione e varie volte è risultato ai primi posti della Classifica Nazionale Narratori Italiani del Corriere della Sera. Per chi è isolano il sorriso nasce subito dalle prime pagine dove l’autore descrive il muretto che divide la spiaggia di Marina di Campo dalla passeggiata, muretto che conosce tutti gli abitanti del paese e ne sente di tutti i colori.  E il sorriso continua seguendo le vicende di questo gruppo di navigatori : due marittimi di professione, rispettivamente un comandante e un direttore di macchina, un medico che è poi l’autore del libro e le loro mogli.




sabato 27 aprile 2013

Quando parla il cuore di Anna Maria Carletti Marini

Da Anna Maria Carletti, Quando parla il cuore, Ibiskos,1998



MINIERA

Rosse colline luccicanti al sole,
vagoni grigi sopra le rotaie,
oscure volte delle gallerie,
suono assordante di motori ansanti:
miniera, ti distendi in faccia al mare
e con le tue colline tocchi il cielo.
S’aggrappa in mezzo ai sassi la ginestra
dai fiori gialli del color dell’oro,
ti manda il bosco attorno il suo profumo
e appari bella là su quelle cime.