John
Le Carré, noto autore inglese di molti
romanzi di spionaggio, cercava una tenuta agricola situata in un'isola per ambientarvi
una parte del romanzo che stava scrivendo.
Su
suggerimento di un amico sbarcò all’Elba nel febbraio del 2000 per
visitare La Chiusa a Magazzini. Dall’albergo in cui soggiornava si recò
per qualche giorno con un taxi alla Tenuta
dove rimaneva dalla mattina alla sera. Camminò per i campi, visitò la casa
padronale e le costruzioni vicine e l’Elba e la Chiusa dei Magazzini entrarono
così nel romanzo Il giardiniere Tenace uscito in Italia nel 2001 per Mondadori. Nei ringraziamenti finali invita esplicitamente a visitare l’Elba , i Magazzini e la
famiglia Foresi.
E’
all’Elba e, in particolare nella casa della moglie in cui si rifugia
dopo che lei è stata assassinata, che il protagonista Justin scopre, leggendo gli appunti e le email del pc di Tessa , quello che la giovane moglie aveva
scoperto sulla nocività di un farmaco di una grossa azienda farmaceutica
multinazionale e la lotta che aveva intrapreso
per denunciarne l’uso e l’abuso sulla popolazione africana e in
particolare sulle donne del Kenya. Ed è all’isola che Justin decide di portare a
termine la missione che Tessa aveva
intrapreso e per la quale era stata uccisa, mentre lui ignaro coltivava il
giardino della loro casa a Nairobi.
La montagna si stagliava nera contro un cielo sempre più cupo, agitato dalle nuvole che correvano, dai venti capricciosi dell'isola e dalla pioggia di febbraio. La strada tortuosa era cosparsa di sassi e di fango rossastro che colava dalle pendici impregnate d'acqua. A tratti si trasformava in una galleria di rami di pino, poi in un precipizio affacciato sul Mediterraneo, che ribolliva trecento metri più in basso. A volte, dietro una curva Justin si trovava di fronte il mare,che inspiegabilmente si alzava come una muraglia per poi scomparire inghiottito dall'abisso al tornante successivo. Ma per quante curve facesse, la pioggia gli arrivava sempre dritta sul parabrezza, sferzando la jeep come un vecchio cavallo che non ce la fa più a tirare grossi carichi. E la fortezza del Monte Capanne continuava a guardarlo, ora dall'alto, ora alla sua destra, acquattata su una cresta inaspettata, e lo attirava, incitandolo a proseguire come un faro fasullo. «Dove diavolo è? Qui sulla sinistra, ci scommetto» protestò ad alta voce, rivolto in parte a se stesso e in parte a Tessa. Arrivato in cima a una salita, accostò irritato e premendosi le dita sulle sopracciglia fece mentalmente il punto della situazione. Si stava abituando a compiere i gesti esagerati della solitudine. Sotto di lui si intravedevano le luci di Portoferraio mentre davanti, sulla terraferma, occhieggiavano quelle di Piombino. (p. 230)
Il
protagonista lavorava soprattutto nella stanza dell’olio con l’aiuto tecnico di
un bambino albanese, Guido, che era per Tessa come un figlio adottivo, storia
che ricorda quella reale di una famiglia
albanese aiutata dalla Signora Giuliana Foresi e dal marito Taddeo Castelli
quando ancora erano proprietari della tenuta. Ma l’Elba è conosciuta
soprattutto per l’esilio napoleonico ed ecco il motivo per cui l’azienda farmaceutica del
romanzo si chiama THREEBEES Api operose per la salute dell'Africa e che per
logo ha tre api a ali spiegate che volano sulla copertina dell’edizione
italiana.
Nessuno dei due ha mai messo piede in Africa . Il Kenya, l'Africa intera, li sta aspettando. Ma è quel manifesto che cattura l'attenzione eccitata di Tessa.
«Justin guarda! Justin, non stai guardando! »
«Che cosa ? Si che sto guardando. »
«Ci hanno fregato le api! Qui c'è qualcuno che si crede Napoleone. Che faccia tosta! È una vergogna. Dovresti fare qualcosa. »
Era davvero una vergogna. Ed era ridicolo: le tre api di Napoleone, simbolo della sua gloria, prezioso emblema dell’Isola d'Elba tanto amata da Tessa, dove il grande corso vi aveva trascorso il suo primo esilio, erano state sfacciatamente deportate nel Kenya e vendute come schiave alla pubblicità. Osservando il medesimo manifesto in quel momento Justin non poté far altro che meravigliarsi di fronte all’ oscenità delle coincidenze della vita. ( p. 135)
Molto interessante, Sandra, grazie!
RispondiEliminaMGC