Giulio
Caprilli e i suoi versi spudorati e magnifici.
Giulio Caprilli nasce nel 1928 a Portoferraio, più
precisamente alla Padulella, in una bella e grande casa dove trascorrerà, con
nove fratelli, buona parte della sua breve vita in un’informale e allegra
confusione. Né il padre, avvocato, antifascista, vicino alle idee anarchiche,
né la madre, donna bella e altolocata, inadatta alla vita casalinga,
interferiscono nell’educazione dei figli
che crescono nella massima autonomia. Come
afferma Manrico Murzi nel bel libro da lui curato, Questo mare non finirà di urlare,
Giulio non sopporta la disciplina scolastica ma la curiosità e la voglia di
apprendere lo inducono a leggere molto .. al
riparo di un muro scrostato o di una tamerice malaticcia… Il suo
spirito ribelle e la vocazione alla libertà lo conducono, nel dopoguerra, a
partecipare a Firenze ai corsi di formazione per dirigenti del Partito
Comunista, ma la sua posizione ideologica, come quella di altri intellettuali
della sua generazione, è incerta, sospesa tra l’intenzione di partecipare
concretamente alla realizzazione dei principi in cui crede e l’insofferenza
all’obbedienza politica. Giulio è un intellettuale vivace, scrive racconti
profetici e versi spudorati e magnifici.
Muore a Firenze per una grave malattia giovanissimo, all’età di 32 anni, nel
luglio 1960, un mese dopo aver pubblicato una piccola raccolta poetica dal
titolo La testa in mongolfiera.
Colpisce di lui l’aspetto fisico da eterno
adolescente. Alto, quasi allampanato, elegante, uno sguardo vivace e curioso
che fa intendere un’anima complessa.
Parlando di sé dice … io soltanto
so di quali cose sia capace anche se non sarà mai possibile avere da lui delle
grandi azioni … se uno capisce bene questa cosa, tutto di lui sarà chiaro. Ma anche capendolo, tutto di lui non è chiaro. E
qui sta il suo fascino. I suoi sono versi,
asciutti, incisivi, a volte ironici, profondamente evocativi. Tra questi, merita questo piccolo ma
straordinario assaggio, tratto dal libro curato da Murzi:
Lo
sa solo il tonno
Impazzito
nei giorni di mattanza
Quanta
risata di saraceno
c’è in tutto il sole di giugno
che
batte sulla rotta di levante.
Chi è nato sull’isola e la ama con tutta l’anima sa
meglio di altri quanta risata di saraceno
c’è nel sole di giugno e quanto di struggente c’è in quel sentimento ambiguo di attrazione
e repulsione verso questa terra madre/ matrigna, culla/tomba.
GLORIA PERIA
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