Elba isola di poeti e narratori

Elba isola di poeti e narratori è un'antologia, ma non un' antologia critica perché non sono una critica, né desidero esserlo. E' il percorso di una lettrice che ha con la parola scritta un rapporto emotivo, empatico, emozionale e non intellettuale, che tenterà di dare uno sguardo sugli scrittori elbani e sull’Elba nella letteratura.

domenica 24 marzo 2013

Poesie scelte di Manrico Murzi (1)



Nessuna foto e nessuna breve introduzione. Lasciamo parlare la poesia.
da Il Cielo è caduto, Padova , Rebellato, 1964

MOMENTI
1
Udii voce di donna
e diventai bambino
dalla gioia.

2
Che grande amore erano
quegli alberi incantati
con foglie grandi
con grandi rami
che abbracciavano il cielo.

Che grande morte sono
ora
quegli alberi ammazzati dall’inverno
con ricordo di foglie grandi
con grandi rami
che gridano al cielo.

3
Oh, se le labbra fossero di fuoco.
Si potrebbe baciando
distruggersi il corpo
vedersi l’anima.


4
Dio,
ti manca la parola
come alle bestie che mi voglion bene.

5
Sorride nelle lacrime
l’anima mia
se ti vedo:
quante ne asciughi.

6
Parlano macchie di viola ai monti
la noia dell’inverno.

7
Come alla donna amata
mi sento or di piacere.
Ma lontano è volata
e non mi può vedere.

8
E tagliate le ali agli uccelli!
Non vedete come ai miei canti
sono essi terribile offesa?
9
Piangono i bimbi
piange primavera.
Lacrimoni negli occhi
sono gocce di gemme.

10
Chi ha detto che sui monti
i sassi sono muti?
Ho loro gridato
e mi è stato risposto.

11
Apri la finestra.
Lascia che il chiasso dei bimbi
venga a rompere il silenzio dei grandi.

12
Il mio cuore sul prato
divenne farfalla.
Per giuoco se lo prese
una mano gentile.
Non dovresti volermene
dacché il mio cuore sul prato
divenne farfalla.

13
Mi piacquero i tuoi occhi,
sassi della mia spiaggia
amati da molto mare.

 
da  Forme nell’aria 1972  , Padova, Rebellato, 1971, prefazione di Raffaello Brignetti.


DA UN DISEGNO DI LAURANNA

Ora che della terra
piantato in mano mi è rimasto un fiore,
come disegna il sole uno scolaro,
punto il naso alle nubi,
dimentico di avere una figura,
l’occhio diventa cerchiata apertura,
mi cresce sulla testa
vegetazione d’antico pensare.

Dopo le nubi il cielo è come il mare
e vivo una magnifica avventura.



EL ALAMEIN

El Alamein,
spugna di sabbia che ha bevuto sangue.
El Alamein,
pugno chiuso ripieno di nomi.
El Alamein,
spina alla gola di tanta gente.
Tempio,
ti vedo gocciolare pietre
come nube carica d’ombre.

                                       (ora su un pannello di ceramica
                                        nel sacrario del cimitero, a El Alamein)

CASE NELL’ARIA

Io ho case che non conosco,
finestre da cui mai ho gettato lo sguardo.
Letti
sui quali mi ha sdraiato
un desiderio altrui.
Tavole alle quali ho seduto
assente.
E panche e sgabelli sui quali ho avuto
vita di gatto o di cane randagio
solo perché preso dalla voglia
di un cuore che ha odore di pesce
fatto alla brace.
Talvolta, però, senza saperlo,
mi sono seduto su semplici pietre
che guardavano il mare
nelle ore del crepuscolo
ed ho meditato le cose che amo,
senza sentire freddo,
senza tocco di un ombra.

Momento n. 41

Quando dice mangiare
pare dica vivere.
Quando dice vivere
pare dica amare.
Quando dice amare
pare dica Dio.


AD IVY

Ho sopra il petto il disegno di un fiore.
Ce l’ha stampato il pensiero costante
di te che amo come il pesce il mare.

Ha i contorni tracciati da un’attesa
che sembra senza fine e il colore
dice il fuoco che è dentro.

Ho sul petto il disegno di un fiore,
l’unico che non ti offro,
perché già troppo tuo.


DITO NELL’ARIA

Ed ora che bagna la terra
silenziosa di giallo la pioggia,
ora che di tue braccia
al collo mi son fatto fazzoletto,
sono nodo le mani,
la pendola che oscilla contro il muro
è un dito che cancella il tempo.


PAROLE IN ARIA

Comunicare con gli altri non ha parole.
È ciò che sta fra la mano e la faccia,
tra il soffio del vento e il tremar della foglia,
che vibra fra l’archetto e la corda,
che brucia tra scorze di stelle,
che danza fra l’occhio e la forma,
che spira dal mezzo di parola e parola.
È ciò che sta fra gli amanti
quando si uniscono.


IL DOLORE DI ESSERE UOMO

Il dolore di essere uomo
io me lo porto qui
pugno datomi al petto
da mano senza volto.

E mi mozza le parole d’amore e di preghiera,
mi appanna ogni veduta.

Mi incurva le spalle sotto un vuoto di pena
che ha il nome di vivere.

Il mio dolore di essere uomo
è un colpo che a ritmo ricevo
senza scampo, libero in un ergastolo.

FORMA NELL’ARIA N. 5

E quando chiuderò questi occhi
non avrò visto più
di quel che fa vedere il lampo
del faro marino.

Girevole luce in cerca di anime,
guizzo atteso nelle tenebre.


CHE COSA O CHI?

Che cosa attendo
o chi
quando con braccia aperte
mi abbandono alla pioggia.

Che cosa attendo
o chi
quando con dita a treccia
mi rintano nell’ala del vento.

A che cosa vado incontro
o a chi
quando contro corsa mi butto
nella cresta dell’onda.

Che cosa mi è tanto vicino
o chi
quando di scatto mi giro nel buio
e invano mi accosto.

Che,
chi sento?
Che cosa
o chi
nella pioggia e nel vento,
nella rete di spuma gettata,
nel buio  e nel vuoto?

Forse l’altro me stesso proiettato fuori
(quando avvenne il distacco).
O forse la presenza,
mai sostanza,
di chi ha sparso cristalli nelle rocce,
di chi ha dato colori alle penne,
di chi suona in abissi lontani:
strumenti le correnti
gli organismi
la cenere.


1 commento:

  1. Quanta umanità, quanta sensibilità, quanto mare, quanto amore c'è in queste poesie! Grande Manrico:-)
    M.Gisella Catuogno

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