Elba isola di poeti e narratori

Elba isola di poeti e narratori è un'antologia, ma non un' antologia critica perché non sono una critica, né desidero esserlo. E' il percorso di una lettrice che ha con la parola scritta un rapporto emotivo, empatico, emozionale e non intellettuale, che tenterà di dare uno sguardo sugli scrittori elbani e sull’Elba nella letteratura.

mercoledì 20 febbraio 2013

Dall'egeo all'Elba

Catapano - Dughero: Dall'Egeo all'Elba
17 Febbraio 2013

 
CDS: "PC celesti" -  A Patrizia Dughero e Chiara Catapano
Cara Patrizia,
ti giro questo video, è una meraviglia....
Anche per chi non conosce il greco, basta ascoltare. Ti manderò la traduzione in italiano, ma so che a te i versi giungeranno ugualmente, al di là del senso…
Odysseas Elytis legge una sua poesia, con la sua compagna, Ioulita Iliopoulou:


Cara Chiara... è vero! ho provato a seguire in inglese, poi il suono della lingua m'ha rapito...
iniziò tutto con la voce petrosa d'Ungaretti, quando introduceva l'Odissea, io ero una bambina, ma non riuscivo a staccarmi,
li amavo entrambi, poi in terza media ero brava in matematica, ma non ho potuto farne a meno e sono finita al classico,
e sono finita all'Isola d'Elba: guardavo fuori dalla finestra in quarta ginnasio, ero al piano terra, e dicevo, Sono fortunata, è qui la mia isola greca...così è rimasto e mi commuove ancora sentire il suono greco, anche se non lo capisco e nemmeno m'hanno insegnato la metrica!
Un abbraccio di scoglio . Patrizia
Quando mi parli così dell’Elba mi fai venire in mente una cosa. Una similitudine che m’ha fatto sorridere di dolcezza.
Mio padre navigava, per lo più si spostava nel Mediterraneo, ma non solo. Quando venivano gli amici a cena, guardavamo le diapositive sull’Egitto, la Giordania… Durante quelle serata sono nati molti miei miti.
Io abitavo, a Trieste, su una delle colline che circondano la città. Era un bel posto, immerso nel verde ed era quasi campagna, e da lì vedevamo il mare. D’estate mi sedevo in balcone a leggere, l’aria era calda e i contorni della collina di fronte bollivano. C’erano le cavallette che io mi ostinavo a chiamare cicale, ma le cicale da noi non credo proprio le si potessero incontrare… Insomma, immersa in quella pace, magari con le Georgiche in mano (studiavo per conto mio o ripassavo forse per la maturità? I ricordi si mescolano) dicevo a mio padre che la Grecia me la immaginavo così, come osservavo il paesaggio intorno. Lui mi diceva di no, che era più brullo. Poi invece, viaggiando nella ‘mia’ Grecia, ho scoperto che esistono paesaggi così. Erano, i miei, ricordi. Possibile? Amo pensare che gli archetipi danzassero nella mia gioventù, per aprirmi una strada.  Chiara

Chiara, buongiorno!
sembriamo studentesse in classe a sfogliare sotto il banco libri altri, affascinanti, con l'orecchio distratto alla lezione!
anch'io ho tante cartoline da mandarti.... Patrizia

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