Elba isola di poeti e narratori

Elba isola di poeti e narratori è un'antologia, ma non un' antologia critica perché non sono una critica, né desidero esserlo. E' il percorso di una lettrice che ha con la parola scritta un rapporto emotivo, empatico, emozionale e non intellettuale, che tenterà di dare uno sguardo sugli scrittori elbani e sull’Elba nella letteratura.

sabato 23 febbraio 2013

Dal Brigante Cipriano La Gala a Cesare Cantù di Renato Fucini

Ritratto dello scrittore Renato Fucini, 1843-1921. Dipinto di Antonio Ciseri, collezione privata


DAL BRIGANTE CIPRIANO LA GALA A CESARE CANTU'
 Da Renato Fucini  Acqua passata Storielle e aneddoti della mia vita , 1921 ( pp. 30-31)

E che rapporti ci possono essere fra Cipriano La Gala e Cesare Cantù? Ora sentirete.
    Quando fui a Napoli la prima volta (se non sbaglio, nel maggio del 1877) ebbi occasione, andando alla festa di Montevergine, di conoscere la estesa e selvaggia regione battuta un tempo dal più astuto e feroce capo di briganti, Cipriano La Gala. I delitti commessi da cotesta belva umana non si contano:
impiccagioni, fucilazioni, ricatti, rubamenti, incendi, mutuazioni, stupri, evirazioni... crudeltà feroci d'ogni
genere. 
     Guardando dalle alture fra Avellino e Mercogliano quella sterminata distesa di boscaglie, ripensavo a tutte le tragedie che vi si erano svolte e, dimenticando le meraviglie di natura che spiegavano intorno la loro pompa, non sapevo levare gli occhi di laggiù ne il pensiero dalle corti di Roma e di Napoli, che avevano assoldato, incoraggiato e protetto quelle mandre di belve sguinzagliate contro l'Italia di Vittorio Emanuele II e di Cavour.
— E dove si trova ora Cipriano La Gala? — domandai a un vicino.
— In un bagno penale all'Isola d'Elba — mi fu risposto.

— Forse lo conoscerò ! — pensai, premeditando qualche cosa. E pochi giorni dopo lo vidi. Tornando da Napoli, sbarcai a Livorno, e lì, montato in un  battello, filai all'isola d'Elba dove avevo amici e parenti.
     Non sapevo se Cipriano era a Portoferraio o a Portolongone. Era a Portoferraio, dove non mi  fu troppo difficile trovarmi faccia a faccia con lui.
     Mi figuravo di vedere l'aspetto d'una belva. Niente affatto. Era un ometto come ce ne sono tanti.
     Piuttosto basso di statura, magro, rossiccio di pelame e con occhietti piccoli e modestamente vivaci. La voce non la sentii perchè gli era severamente proibito parlare. Nel tutt'insieme pareva un Gabriel che dicesse ave. Tanto più che il giorno che capitai a fare la sua preziosa conoscenza, era in carcere di rigore, solo, incatenato come una tigre, e lavorava umilmente a comporre dei rosari di pallottole di cocco. Si trovava in castigo perché nella notte passata aveva rubato un foglio da cinque lire a un suo collega che l'aveva rimpiattato nel pagliericcio del suo canile. L'eroico campione degli eserciti papalini e borbonici, il pelo l'aveva perso sotto le forbici del tosatore dello stabilimento, ma il vizio no.
      Tutto questo, di passaggio. Circa un mese dopo, trovandomi a Milano, l'amico Policarpo Petrocchi, il pistoiese compilatore d'un vocabolario molto accreditato, mi propose di condurmi a un ricevimento che Cesare Cantù dava a giorno fisso nella sua casa. Accettai di cuore, e andammo.
      Lo storico imparziale riceveva in un modo tutto suo particolare. Si entrava da una porta e, percorrendo una fuga di cinque o sei salotti, si usciva da un'altra. Nel salotto di mezzo c'era lui, il gran Cantù, il quale seduto in una specie di trono, rasento a una parete del salotto centrale, si compiaceva di rispondere con gesti dolcissimi e con sorrisi melliflui alle signore dell'aristocrazia nera di Milano, le quali sfilando dinanzi a lui si stemperavano e si strusciavano in soavi  riverenze, come tante gatte in amore.
     Appena vidi il gran taumaturgo : — Cipriano La Gala ! — esclamai dentro di me. — È scappato dal Bagno di Portoferraio ! È lui ! È lui ! Piglialo ! legalo ! —
      Feci anch'io la mia brava riverenza e, osservandolo più da vicino, dissi sottovoce al Petrocchi :
— È lui.
— Chi?
— Cipriano La Gala. —
     II Petrocchi non capì nulla, ma, usciti all'aria aperta, gli spiegai ogni cosa. Non so con precisione come lo storico universale fosse fatto internamente, ma è certo che se avessi potuto fargli un'istantanea, non mi sarebbe stato punto difficile venderla per il ritratto parlante di Cipriano La Gala.
Scrivo per passare il tempo.

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