Elba isola di poeti e narratori

Elba isola di poeti e narratori è un'antologia, ma non un' antologia critica perché non sono una critica, né desidero esserlo. E' il percorso di una lettrice che ha con la parola scritta un rapporto emotivo, empatico, emozionale e non intellettuale, che tenterà di dare uno sguardo sugli scrittori elbani e sull’Elba nella letteratura.

mercoledì 13 febbraio 2013

Claudio Damiani



Nel leggere l’ultima opera di Claudio Damiani Il Fico sulla Fortezza ( Fazi, 2012) mi è nato un sorriso perché anche in questa raccolta ritrovo il Grigolo.
Credo che  Damiani sia l’autore che più ama questo luogo tanto da descriverlo e citarlo in più di una poesia, assieme allo Schiopparello, altra località alla quale è particolarmente legato per divagare col pensiero sul passato:

Torno ancora qui, bar del Grigolo
e mi siedo sulle stesse sedie,
il mare vibra e il caro odore dell’aria
mi raggiunge, e lo Schiopparello, terra dei miei avi,
vedo, che di vino profumato
riempiva le cantine degli avi
e di grano i granai.
Se ti vedesse ancora il nonno, direbbe:
<< Come stranamente selvatiche sono
le campagne, e quante case le ingombrano,
e se le campagne sono abbandonate
perché tante case?
Quale terribile catastrofe il mio
antico luogo natio ha devastato?>>
<< Nonno – direi – un’economia più redditizia
ha trasformato l’isola: il turismo;


tutti vengono a vederla, tutti bagnarsi
vogliono nelle sue acque trasparenti;
gli elbani sono diventati ricchi,
ognuno ha molti beni e è contento>>.
<< Se sono contenti, sono contento
anch’io – erano tanto poveri –
pensavo anch’io che un futuro
più luminoso meritasse l’isola,
certo non so se in tutta questa confusione
sarei contento a vivere, ma vedi nel tempo
ogni cosa si trasforma e è difficile
anzi impossibile fare paragoni>>.
<< Caro nonno, che siano più contenti
i tuoi compaesani non lo saprei dire
perché è vero, hanno beni, e non mancano
di cibi e vesti ricercate, e agi
ma che la loro vita sia migliore
questo non lo so dire, e forse è impossibile
come tu dici, fare paragoni>>.
Il nonno guardava i suoi campi ora attraversati da strade
e occupati da ville e stabilimenti
e gli venivano agli occhi le lacrime
e mi diceva:<< Sono contento sai
di rivedere i miei luoghi anche se sono cambiati,
ma così come vedi un figlio cresciuto o invecchiato
non gli vuoi meno bene
così questi luoghi mi sono sempre cari
e in loro, e in me, niente è cambiato>>.

( Da Il Fico sulla Fortezza, Fazi 2012, p. 98)

Il nonno, l’avvocato Leone Damiani  fu Sindaco di Portoferraio e  Direttore della Biblioteca Foresiana  così inserire il nome di Claudio Damiani nella categoria L’Elba nella letteratura , a mio parere, non sarebbe stato del tutto corretto e spero che l’autore non me ne voglia se lo presento come un autore elbano. Del resto, seppur nato a San Giovanni Rotondo  e cresciuto  a Roma dove vive, non ha mai reciso il cordone ombelicale con l’isola dove affondano le radici della sua famiglia.
 L’autore  ricorda  il nonno e lo richiama in vita anche in varie liriche dell’ op
era  Eroi ( Fazi, 2000 ) raccolta che comprende, tra l’altro, una serie di poesie intitolate Diario Elbano :

Leone Damiani

E te nonno, che mai non vidi
perché moristi prima che io nascessi
in quest’isola dov’eri nato
e sempre vivesti, te, nonno, come eri?
Ti vedo in qualche antica foto e mi sembri strano,
scuro di pelle e con lunghi baffi bianchi.
Agile e disinvolto, avvocato e sindaco
e insieme letterato, studioso di Dante,
fan di Carducci, di sei anni più giovane di Pascoli,
mi sarebbe piaciuto parlare con te di letteratura,
conoscere le tue idee e i tuoi pensieri,
conoscere te, ma di te non so niente.
Ma non importa, quello che ci unisce
è questa terra, patria mia e tua.
E’ attraverso lei che comunichiamo
anche se non ci siamo mai visti.

( Da Eroi , Fazi 2000, p. 42)

In Eroi Claudio riconosce l’Elba come patria , come terra ponte tra i suoi avi  e i suoi cari  di oggi :


Come quando avevo sentito farmisi incontro
la mia patria,venendo dal mare
con la nave,
patria piccola di mio padre,
terra cara, chiusa dal mare.
Adesso penso alle tue colline
ma stranamente non a come sei adesso
ma a come eri cento anni fa
quando eri povera, con straine molto piccole
e molto vino si produceva con molto sudore
e grano anche si strappava ai tuoi colli.
Non so perché , ma non penso agli uomini
che forse erano più poveri, indifesi
ma con una loro cultura, che li aggregava,
che li faceva stringere insieme davanti all'ampio mare
- e penso ai ragazzi messi su da Napoleone
che seppero respingere per sempre i pirati-,
non penso agli uomini, ma penso alle tue rive
più tranquille, a certi inverni freddi
e a certe strade piccole, a certi silenzi,
penso a tante cose che ancora vedo, che ho visto,
ma in un tempo che io non c'ero.


( Da Eroi , Fazi 2000, p. 20)


E  anche nell'ultimo libro Il Fico sulla Fortezza riappare l'affetto per l'isola:

Mentre camminavo sull’isola
e guardavo il mare azzurro
quieto e luminoso, ho pensato questo:
<< Isola, noi passiamo velocemente, come passano
le stagioni, tu pure però ti trasformi,
cresci, diminuisci, sei stata un tempo sepolta
dal mare completamente,
e un giorno tornerai a esserlo
così le tue colline diminuiscono
e nuovi monti vedi nascere,
senza dire che un asteroide
può colpirti e per sempre annientarti,
così per te sono in pena…>>
<<Non essere in pena per me
Se devo morire morirò
Però mentre viviamo cerchiamo di stare in tranquilli,
guarda questo sole tiepido e il mare
azzurro, e guarda come fioriscono le mie colline>>.
<< No, noi che moriamo
e che cadiamo uno sull’altro come le foglie
noi ti salveremo da morte
e se un asteroide ti minaccerà
noi lo distruggeremo prima che possa toccarti;
se il sole esaurito l’idrogeno,
si espanderà fino a noi
noi incanaleremo la sua energia
da qualche altra parte, e tu rimarrai illesa
perché sai, ci siamo affezionati a te, isola,
e non permetteremo mai più
che qualcuno ti faccia del male>>.
( Da Il Fico sulla Fortezza, Fazi , 2012 p. 108)



L’Elba in Eroi è spesso sfondo e protagonista di poesie suggestive che riflettono, e talvolta rispondono a domande, sul senso della vita: Il Grigolo, Lo Schiopparello,  le case degli zii Beppe e Ettore.
 

Bar del Grìgolo
 

Mi siedo , ordino una bibita.
Subito la brezza marina viene
a ricordarmi dei giochi dell' infanzia,
mi dice di muri di calce
fatti di sabbia,d'ombre di pini e mirti,
di rumori di passi
e squarci azzurri di mare,
di sentieri coperti di rugiada,
di finocchio, di rosmarino e lentisco.
E io allora mi distendo,e le dico: bel tesoro,
corri allegra per questo spiazzo,
tra i tavolini fai le giravolte
e poi acquàttati sotto la mia mano
accanto alla mia sedia: guarda il mare,
guarda i campi delle mia famiglia
dall'altra parte del golfo,
la terra che fu dei miei,
ora frantumata in mille parti.
E prima dei miei di chi fu?
E prima ancora?
E prima ancora che venissero i romani, gli etruschi,
brezza cara,di chi eri?
Che gente abitava questa mia patria?
Come erano i lidi a me cari?
E prima ancora, quando l'isola era attaccata alla terra,
e non c'era,intorno a lei , il mare?
Non so come eri,e non i importa saperlo.
So come sei adesso, come sei stata nel tempo antico
della mia infanzia,per me sempre nuovo,
e questo mi basta, e mi sopravanza. 

( Da Eroi , Fazi 2000, p. 37)
  
Sempre in Eroi l’isola è il rifugio dove  il Poeta trova pace in mezzo ai campi , sotto la chioma di un albero e dove più che altrove il Poeta sente  il suo essere frutto di una famiglia  di questa terra.
 

E vedo ancora l'isola galleggiare
nel suo mare, mentre mi allontano.
"Isola, non ti voglio lasciare", le dico
e lei mi risponde: "Vai, devi andare"
ed poi mi dice: "Ogni volta che sei venuto,
che per caso io non c'ero?
Che non ero sempre qui, al mio posto?".
"Sì, isola - rispondo - ogni volta che sono venuto
tu eri sempre qui, e mi aspettavi".
Con la mano accarezzo i monti, e la vorrei stringere,
ma devo andare.
"Isola, ma quando morirò, ti rivedrò?".
Ma lei già non mi rispondeva più,
forse ero lontano e non sentivo la sua voce
e c'era un velo di nebbia, tra me e lei,
e il rumore della nave.
Forse mi rispondeva, ma così piano
che io non potevo più sentire.
Ma poi pensavo: ma se lei se ne vuole andare,
ma perché la devo tenere?
perché deve sempre stare a aspettare me,
se ha un desiderio di viaggiare, perché non lo può fare?

 ( Da Eroi , Fazi 2000 p. 14)
 

Tra le opere di Damiani ricordiamo  qui le più importanti : Fraturno ( Abete , 1987)  La Miniera (  Fazi 1997 Premio Metauro) Eroi ( Fazi, 2000, Premio Montale)  Attorno al fuoco ( Avagliano, 2006 Premio Mario Luzi, finalista Premio Viareggio)  , Poesie ( Fazi 2010, Premio Laurentum) , Il Fico sulla Fortezza ( Fazi, 2012).
La bibliografia critica sulla sua opera è molto vasta ed è possibile consultarla sul sito ufficiale di Claudio Damiani

1 commento:

  1. "Ricerca d'autenticità, oltre le sovrastrutture di una contemporaneità omologata; nostalgia di luoghi e di persone, anche mai conosciute, come il nonno, visto solo in fotografia...e poi tanta luce, a partire da quella del mare e i profumi delle nostre macchia..."
    Maria Gisella Catuogno

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