Elba isola di poeti e narratori

Elba isola di poeti e narratori è un'antologia, ma non un' antologia critica perché non sono una critica, né desidero esserlo. E' il percorso di una lettrice che ha con la parola scritta un rapporto emotivo, empatico, emozionale e non intellettuale, che tenterà di dare uno sguardo sugli scrittori elbani e sull’Elba nella letteratura.

sabato 6 luglio 2013

Chiara Catapano - Patrizia Dughero: L'Elba. Epistolario Transmoderno 30 Giugno 2013


da L' Olandese Volante


Chiara Catapano - Patrizia Dughero: L'Elba. Epistolario Transmoderno30 Giugno 2013 





Chiara Catapano - Patrizia Dughero
L’ELBA HA SPEZZATO IL TEMPO

Mia cara amica, mia Chiara, credo così di aver fatto in poche ore un “Mitico percorso transmoderno”, e di questo ti son grata, partita come sono dal tuo inedito...


  IL DIFETTO DEL VIVENTE

                                              L' Elba ha spezzato il tempo e piega
                                              Su dorsi di fichi d'india l'anima
                                              Delle cose ad una neutralità senza requie.
                                              La materia immateriale s'invola, quella
                                              Che gli isolani qui dicono lo scarto dei nervi,
                                              La provocazione.
                                              Medea ancora cuce, tra brandelli di peccato,
                                              Noi in lacerazioni d'impotenza:
                                              Allora era lo stesso gesto di Penelope
                                              (oggi non più: lo sconto su questa pelle d'asino che porto)
                                              Lo stesso gesto d'intessere e scucire,
                                              Protrarre intenti dentro disegni di dissoluzione.
                                              Radici di tragedia, non vi trovo scavando
                                              Il divenire, ma ridivenendo gesto inesauribile:
                                              Mantenimento che non consola.
                                                            […]
                                                            (Chiara Catapano)
 

Il Ritorno all’Isola, come sai, è stato preannunciato dai nostri scambi e condivisioni, io e te in mitopoiesi, in avvicendamenti con quella qualità che ha scandito fin dall’inizio la nostra amicizia, con la pennellata forte del comandante Accio (Claudio Di Scalzo), che ci ha fatto avventurare in un percorso, definito senza ombra di dubbio trans moderno, a dir subito, senza troppi rigiri che “il difetto del vivente” come hai dichiarato “È l’inadempienza del coltivare / Il diritto e il risvolto di ogni natura. / L’assenza del compimento, questo appaga Medea, / Oggi come allora:” (C.C.) da Medea siamo partite, perché come donna che tradisce, stimiamo “Medea che abbandona il paese della magia / per giungere a quello della legge, dell’uomo,” (P.D.) per poi cercare nella tela di Penelope. Tutte noi abbiamo cercato conoscenza in quella tela, anche chi non sapeva raccogliere fili e distinguere le trame dagli orditi, o raccoglier per filare la spoletta, diventata già navetta lanciata dalle mani esperte delle nostre anziane donne - è ancora da scoprire se per filare versi o luoghi - “so che da loro / ho imparato a cucire e ricucire / ferite e fili …...” come dice Vittoria Ravagli, pure se “Lui mi ha chiamata / ‘rammendatrice di calzini’ / […] // Mi credevo Penelope / che tesse la sua tela.” “Ma sappiamo che l’uomo / vola sempre più in alto:” (V.R.) noi tessiamo e ricuciamo, imparando a veleggiare dai piccoli uomini, quelli che hanno saputo evitare la legge dura e la violenza, attraverso i cicli di storie, circumnavigando “il cinto variegato d’Afrodite”, in prometeiche imprese e rivelazioni. Siamo così giunte ad un approdo, con “un canto di sonno”, te l’ho detto recentemente, ricordi, un ‘canto d’Aurora’ dove “C’è un rumore di mare e risacca di porto / d’attracco di navi che s’ode da ora. / Risale un canto […] / rifugio della donna / incanto di colore.”; disteso in una ‘Bianca inerzia’ (P.D.), lì allo Scoglio che ci ha regalato le coste d’Africa.



“La musica è assente, ma noi / balliamo. / […] / Non c’è nessuno ma noi / sentiamo / la voce dei corpi, della terra… / Balliamo.” Dice il nostro giovane amico di Tetuan, Idriss Amid, e noi lo seguiamo e gli crediamo anche quando dice che la sofferenza “È il volere il non volere”o “Un patto messo in scena / da un sorriso. / Il falò soffocante del tempo,” (I.A.) Sì, lo ascoltiamo al levare di suoni e percussioni, con le danze che sappiamo, mentre la luna gonfia vigila sui lampioni appena accesi, e si getta in mare. Decidiamo allora di sollevarci dalla pietra calda, perché “Noi potevamo sollevarci.”(P.D.) La nostra voce “Ha lasciato alle spalle l’Europa” (P.D.) è giunta così alle soglie dell’Atlante, ha riportato la voce di tanti, lungo crinali ancora da esplorare, un altro rincontro, El Habib Luoai, che ci avverte di “manichei dualismi”, del “Gravarsi dell’identitario fardello” e ci dice che “Ne abbiamo già avuto abbastanza / Di promesse votate a dimenticanza” ora “Ci aspetta il viaggio più lungo / Nella terra promessa degli esclusi / dove temono avventurarsi gli angeli”.


- Ti faccio presente, amica cara, che quella nobile esperienza che fu, e che ora vado esponendo, il 29 settembre dello scorso anno, quell’idea di proporre la giornata, nata solo un mese prima, partì proprio dallo stimolo del giovane poeta marocchino El Habib Louai, il quale comunicò all’amica Pina Piccolo la necessità dell’organizzazione internazionale di trovare un referente a Bologna. Nell’arco di due settimane è nato un piccolo gruppo composto da Pina Piccolo, Gassid Babilonia, Antar Marincola, Marina Mazzolani e poi anche da Patricia Quezada, che iniziarono a lavorare sui vari fronti. Senza l’ausilio di internet e dei social network, non si sarebbero potute raggiungere tante persone in un arco di tempo così breve, monitorando in tempo reale le preparazioni che avvenivano in altri paesi, cosa che ha dato un ulteriore impulso alle iniziative in Italia.

Così è iniziato il viaggio dei 100mila poeti per il Cambiamento - Bologna - Primo Movimento!

Le adesioni dei poeti si sono allargate grazie al passaparola anche informatico e questo ha portato sì a raggiungere un gran numero di persone ma, nella sua mancanza di sistematicità, a volte anche a non raggiungere persone interessate, perché fuori dalla rete informatica, ma che appena l’han saputo si sono aggiunte! La crescita è stata esponenziale per cui ogni poeta che accettava di partecipare, ne indicava altri tre o quattro che a loro volta facevano lo stesso… Entusiasmo, è la parola. -







Tornando alla nostra navigazione, il 21 giugno, il giorno in cui il sole splende per più tempo e ce l’ha annunciato, lì allo Scoglio una luna piena di promesse - non abbiamo temuto che lei fosse troppo gonfia o troppo fluorescente, mancava ancora un poco alla pienezza totale – abbiamo avuto giusto il tempo d’attraversar l’Atlante per raggiungere “il respiro dell’Asia, [che] è al di là” (P.D.). Qualcosa nel frattempo attira la nostra attenzione: è un canto che si leva, un canto sommesso ad una sola voce, una voce maschile che chiama “Achria”, dice “Porta il mio saluto / A lei, dov’è sempre il mio cuore”, è la voce di Hamid, Hamid Barole Abdou, che con il suo “Corpo clandestino”, “Un corpo nato per caso / nato in un posto sbagliato / corpo nato ferito e mutilato / cresciuto da un giorno all’altro / corpo errante, confuso / non riesce a trovare un luogo”. Ci ha raggiunto da Asmara e con noi è rimasto. La luna, levata dall’acqua, a tuffarsi ora dentro il nostro petto, segue questa melodia solitaria e amara. Grazie ancora Hamid per questa sosta!

E il viaggio riprende a riportar i versi filati in luoghi che ci hanno sostenuto: come al solito, lo Scoglio mi ha donato sole e acqua quanto basta, a farmi riconoscere la sua aspra disinvoltura, m’ha fatto adagiare in ogni suo masso, nel tempo, da ovest a nord, per cercare di raccogliere stelle. Tutto questo, Chiara, è stato possibile per via dei “rincontri”, per la tenacia di scriver versi immersi nella “salsedine isolana”, come fa la mia amica Alessandra Palombo che, incisiva e graffiante come lo erano le poetesse delle Avanguardie, appare dall’Isola con incalzanti raffiche sonore, ‘maliarda’. Inseguendo il vento ci ha accolto con un linguaggio universale, tra cui quello del tautogramma, che non tradisce costrizione, anzi da questa forma ella si libera volteggiando senza più restare sospesa “…il futuro arretra / sguscia, scivola, / discolo indietreggia, // assisa su schiuma / sospesa dal suolo, / attendo schiarisca, / e si scopra.”

Ma ancora tutto questo non sarebbe stato possibile se Sandra non ci avesse fatto conoscere l’intrepida libraia Silvia (Il Libraio Gest), che vuole far echeggiare i portici di una Darsena fin’ora assopita. A lei un grazie particolare, e grazie anche alle voci dell’amico poeta/veterinario, Carlo Murzi - ricordi lontani a parlar dei gatti rossi, di come faremo a vederli invecchiare - ritrattista di delicati incontri, e della grintosa, multimediale Angela Galli, che come noi “s’è fatta editrice”. Ha qui narrato le sue storie temerarie di navigazioni vere; lei s’adopera a portarle e inscenarle sia nell’isola e che in continente.

Voci narranti, giungiamo cosi, inseguendo una mutante giovenca, una mitica Io, emblema dello sforzo di donna nella trasformazione del corpo, soprattutto quando “la mia mente non è a posto”, ma “Le rane gracidano / un canto quotidiano / narrano il giorno e il lume lontano / vagando oltre le onde”, ci permettono d’incontrare “…ragazze che / hanno forma di cigno / colme d’anni, che non hanno mai scorto / di nessuna notte, la luna” (P.D.): giungiamo così a quel delta di fiume dove l’acqua penetra il mare e da dove partirono fanciulle Amazzoni, piene d’intenzioni… Fino alle zone ‘calde’ del mondo, dove Gassid si e ci chiede “Da dove vieni, oh soldato / Che combatti nella guerra dell’esistenza! / la tua faccia mangia le distanze. […] / Portando la fama di mille orfani / che mangiano con i loro occhi la porta”. E ancora “Quale melodia suonano i tuoi piedi quando cammini?” (G.B.)


Percorriamo i veri tratti di una costrizione ancora da svelare, il nostro Scoglio ce lo aveva promesso, “Insegue lo sgomento dell’isola / non ha altro domani che la partenza” (P.D.) e comprendiamo questo: “Che memoria scricchiolante avremo”… Ce lo racconta Khaled Soliman Al-Nassiry, nato a Damasco, da una famiglia palestinese rifugiata in Siria: “(Gli studiosi palestinesi concordano: lo scricchiolio è il suono emesso da chiunque sia deportato o costretto a migrare o ucciso. Si manifesta in due circostanze: durante la deportazione o quando ci si siede a ricordare) […]”

“Anche la memoria canta

Ma quando canta le tagliano la gola e la gettano nel fiume

[…]

Ma se la memoria verrà tagliata e gettata nel fiume,

il fiume canterà

……………….

Che memoria scricchiolante avremo. “

(K.S.A.-N.)



L'Elba ha spezzato il tempo, è vero, come avevi fatto a capirlo così velocemente e da lontano? L’ha fatto in un mitico percorso transmoderno, o in un percorso di mito transmoderno, passando dalle coste dell'Africa, inseguendo una narrazione d’umanità, che sfiora la follia, di versi femminili puntellati, verso un segno chiaro, una “memoria scricchiolante”, che è ancora da osservare. Comprendo solo adesso che quel verso agghiacciante del gabbiano, che ci ha avvertito di una fiamma che ripartiva e del divampare d’incendio attorno a casa, di una straordinaria donna di Memoria che se ne andava, Laura Bonaparte, soprattutto annunciava che occorre ancora dire tanto e scrivere. Non è un caso che Vittoria, al nostro ritorno, ci abbia fatto rincontrare i Landays, “una forma di poesia breve, popolare e antica che le donne pasthun utilizzano in segreto per denunciare le violenze e i soprusi a cui sono sottoposte.” Vittoria sta pensando, spinta dall’amico poeta Marco Ribani, alla possibilità che i landai vengano usati “come arma internazionale di denuncia delle donne contro la società maschilista e le violenze famigliari”. E tu già mi rispondi con i versi della tua giovane amica, che se vorrai potrai qui inserire.

- A questo punto c’è da precisare che tutti i versi citati e virgolettati (le iniziali degli autori tra parentesi), sono ripresi da 100MILA POETI PER IL CAMBIAMENTO - BOLOGNA - PRIMO MOVIMENTO - Antologia 100TPC, qudulibri, Bologna, 2013; a parte quelli con le mie iniziali, ripresi da un testo che bisognerebbe far “rivivere”, Canto di sonno, in tre tempi, inserito in antologia Contatti, Ed. Smasher, Messina, 2011; il tuo inedito Il difetto del vivente che potrai completare; e l’inserimento di un componimento di Khaled Soliman Al-Nassiry, tratto da una nota della sua pagina fb. Avremmo potuto scegliere tantissimi percorsi trasmoderni, ma ci siamo attenuti a quanto letto e appoggiati, io e Simone, alle notizie che ci arrivavano dall’Africa, da Pina Piccolo, che sta trasmettendo ad Habib, la nostra antologia e altre notizie, con grande riscontro, così come quello ricevuto all’Elba, dalla libraia Silvia, alcuni progetti già in azione. La fantasia ha compiuto il resto. -

Questo è stato il percorso in poche ore e il resoconto che ti faccio spero riesca giustamente a scaldare i giunti, ad oliare le nostre membra stanche, perché da ora avremo ancor molto da fare in mitopoiesi!

Un abbraccio e un saluto più che caro i0" SemiHidden="false" Unhletto greco che tu sai,




                                                                 tua Patrizia


Patrizia Dughero: "Notte azzurra boa rossa" - giugno 2013


Nessun commento:

Posta un commento