Federico Regini, L'isola ,Edizioni Il Foglio, 2006
E’inutile
prendersi in giro, ogni sera è fotocopia delle altre, specialmente in inverno e
durante la settimana; sabato invece è ancora peggio.
Che
tristezza? Non ne sono tanto sicuro, non credo sia triste, ognuno ha la realtà
in cui vive con i pregi e difetti, ma se lo è, allora lo è per tanti.
E’,
cosi, durante l'inverno all'isola tutto si spenge, la maggior parte dei locali chiude, ne rimangono generalmente
aperti due: in uno, quello scelto dalla massa ci vanno tutti, l'altro resta
vuoto. Non c’è una scelta di gusto o di merito per il locale, né dipende dalla bravura o meno del gestore, è solo una
questione di culo come testa o croce, se
la massa dice testa tutta la gioventù dell’isola si reca da testa e ti ritrovi a
vedere come tutti gli anni, da quando esci per locali, le solite facce, le
solite fiche, le solite serate.
La
prima volta che ho alzato le mani in un locale avevo 15 anni, contro un ragazzo
di 18 che mi prendeva per il culo, bene per farvi capire come sono monotone le
serate basta pensare che con quello ogni
anno in inverno per sette anni consecutivi ci siamo ripresi per quella storia,
è allucinante ma la noia e la monotonia
degenera in paranoia e questa porta delle conseguenze. Ora è due anni che non ci
vediamo, lui abita fuori e in questo
momento avrei voglia di offrigli da bere e scambiarci due parole.
Il
fine settimana è peggio degli altri giorni, in cui almeno puoi usufruire delle
combinazioni dette prima, cerchi mille evasioni che poi diventano prigioni,
sogni in pasticca e forza in polvere che smaltisci nei soliti posti e con le
solite facce.
Poi
capita che ti guardi intorno, sei alterato, vedi l'attuale uomo della tua ex
che fa il tonto, ti convinci che ti stia guardando male, parte l'embolo della
non ragione e incomincia l'irreparabile; il mio sabato è andato all'incirca
così.
Per
fortuna il grigiore dell'inverno lascia spazio alla luce della Primavera che
annuncia l'estate, ci sentiamo come rinati e le serate non sono più tese, quasi
un buonismo aleggia nei privè dei locali. Incominciamo durante il fine
settimana a invadere le spiagge, che in questo periodo sono solo nostre, e ci
prepariamo alla prima abbronzatura.
Il
sole di questo periodo è buono, colora la pelle senza farti male e rimani il
sabato e la domenica come una lucertola al Sole con il solo canto del mare a
cullarti, meglio di un'ecstasy.
Fratelli
e sorelle uniamoci arriva l'estate, arriva la massa dei turisti, giungono gli
amici estivi e le nuove fiche da Milano e Bologna, che solo per il fatto che
sono di fuori crediamo siano più fiche delle nostre. Ma questa ebrezza dura
pochissimo perché per la maggior parte il periodo estivo è fonte di reddito, si
lavora sodo per mantenersi in inverno, come un ghiro che fa provviste in estate
per dormire in inverno; solamente che il nostro sonno spesso è un incubo.
Si resiste durante la Pasqua perché sei appena
entrato al lavoro e riesci a divertirti e lavorare, ma appena inizia luglio sei
già cotto.
In
agosto in piena bolgia infernale per fare tutto ti imbottisci di additivi per
superare la fatica, discoteca, locali e lavoro; tutto di corsa come all'ultimo
sprint dei trecento a ostacoli.
L'ultimo
ostacolo è saltato, agosto se ne andato e settembre è arrivato come l'ultimo
rettilineo prima del traguardo.
Ottobre
è il podio meritato in cui non sei vincitore ma vinto sfinito da cui ricomincia
il nuovo inverno con le sue serate; la nostra vita è fatta di sprint e di stop,
mai un andamento regolare.
Il
primo mese inizia con il racconto di quello fatto durante I’estate con le nuove
donne fatte innamorare da cui è difficile farsi dimenticare, con i nuovi amici
da andare a trovare, ma soprattutto a far da padroni sono gli episodi con le
loro cazzate, che ogni giorno vengono allargati e modificati a dismisura rendendo
l' estate di ognuno un sogno.
Alla
fine ci si sfava anche di questo e ricomincia l'inesorabile inverno che tutto
spenge, anche i nostri cervelli già latenti.
A volte credo che non ci sia via di uscita a
questa catena di montaggio di giornate tutte uguali, o forse non ne voglio individuare una, perché bene o male questa è
la mia vita e seppur monotona è l'unica
cosa che mi appartiene, che sento mia, ma
soprattutto che conosco e quindi non mi fa paura.
(pp.21-23 )
Nessun commento:
Posta un commento