Il Fico sulla fortezza di Claudio Damiani , Fazi, 2012
L’ultimo libro di
Claudio Damiani, Il Fico sulla Fortezza, edito da Fazi è diviso in otto sezioni , piccoli
scrigni che contengono gioielli di
poesie. Ogni parte inizia con un testo che apre ai successivi come un sipario
che si alza. Spesso il là della prima
poesia ha per tema un paesaggio, una strada , come Così la
strada ancora va, o un elemento della
natura, come Il Fico sulla Fortezza , fortezza che è la Rocca dei Savelli a
Rignano Flaminio dove vive l’autore. E
partendo dalla natura o dalla storia il pensiero va alla vita di ogni
uomo per sottolinearne la fragilità , per denunciarne le debolezze e spesso la ricerca incessante di
ricchezza e di beni che non potrà portarsi dietro oltre la vita.
Sembrerebbe
dalla pubblicità / che siamo ricchi, forti / e invece siamo poveri, fragili /
come le foglie sugli alberi, / anche i potenti, i più ricchi / con un niente
vanno nell’Orco, / da un momento all’altro li afferra la Moira / e li trascina
nella polvere, cadono sul terreno con tutta l’armatura / che fragorosamente
risuona / e potresti vedere, ben visibili, / le loro vergogne” ( p. 23)
E proprio dall’ osservazione del quotidiano :
Fai un lavoro duro, cassiera di un
discount,/ma sei allegra, scherzi con tutti,/ velocissima conteggi i prezzi,/
nella tua mente passano mille numeri,/ e scherzi, poi prendi le cose/ e le
metti nelle buste, fai cose/ che potresti anche non fare, è squallido/ dove
lavori, ma tu non te ne curi,/ sei semplice, forse ignorante,/ una ragazza di
campagna/ nemmeno bella, piccolina,/ ma da te imparo non sai quanto. (p. 27)
e dalla e nella natura
Tra le tante traversie della vita/
cerco un riparo, mi siedo qui all’ombra/ vicino alle rocce amiche,/ mi fa bene
sentire il loro muoversi e respirare,/la loro mano fresca sulla fronte/ che mi
mettono, i loro pensieri semplici,/senza tanti arzigogoli, e doppi sensi/ senza
quelle smancerie e vanità che tanti hanno,/ mi piace come stanno quiete senza
agitarsi/ e mi guardano calme e non si disturbano di essere guardate./ Due
uccellini si stanno baciando a pochi passi da me,/ si dicono delle cose che non
capisco bene/ poi uno vola via/ e l’altra lo insegue./ (p. 29)
che l’uomo può
ritrovare la pace e riscoprire i valori antichi e fondamentali del vivere che Damiani descrive in questa poesia che pare
quasi un manifesto dell’autore:
Se gli uomini avessero sempre da
fare/ sarebbe meglio/ perché avrebbero meno tempo per soffrire,/ se ci fosse
molta socialità/ feste e canti, riti/ molta natura, non quelle discoteche
oscene/ non quelle città schifose,/ molta religione, più musica,/ più fanciulle
che danzano battendo i piedi/ o cantando su barche scendendo i fiumi,/ molto
camminare nei boschi, molto studio e amore,/ non quella televisione da
lupanare, con facce da assassini,/ molta arte, molta cortesia e gentilezza,/
buone maniere, educazione, studio,/ meno intellettuali ignoranti,/ e quei vip, con quelle facce da maiali/ che si rotolano nella loro merda,/ più umiltà, molta più umiltà, e rispetto,/ se ci fosse più silenzio, più feste/ più lavorare insieme, tranquilli,/ contenti di lavorare insieme, cantando./
buone maniere, educazione, studio,/ meno intellettuali ignoranti,/ e quei vip, con quelle facce da maiali/ che si rotolano nella loro merda,/ più umiltà, molta più umiltà, e rispetto,/ se ci fosse più silenzio, più feste/ più lavorare insieme, tranquilli,/ contenti di lavorare insieme, cantando./
Nel percorso poetico e
filosofico di Damiani, anche la morte , condizione che oggi rifuggiamo e
rifiutiamo come fossimo immortali, ritrova la sua giusta dimensione, la fine naturale di una vita, che va prevista
e accolta, che fa parte di noi.
E se morire non fosse una cosa
speciale/ ma un accidente normale,/ se morissimo come le mosche,/ come le
foglie d’autunno/a un minimo soffio di vento?/ E se il fatto che in natura/ il
pesce grande mangia il pesce piccolo/ non fosse un segno di crudeltà,/di lotta
per la vita ecc.,/ ma un segno che la morte non è/ qualcosa di negativo,
esclusivo,/ma come mangiare, sognare,/ andare al gabinetto, dormire. / ( p. 33)
Morte che forse è
inizio di una nuova vita :
Che
moriremo / questo lo sappiamo / ma che non c’eravamo già prima / questo non lo
crediamo,/ e se prima c’eravamo/ è credibile/ che moriremo? (p.38)
C’è tutto il mondo
poetico di Damiani in questo libro: l’ essere natura tra la natura, i valori
della vita, l’accettazione della morte come passaggio ad una vita altra,
la famiglia, l’amore per la sua donna e per i figli, l’importanza del mestiere
di padre come faro nel caos della nostra epoca, l’attaccamento ai luoghi in cui vive o dove ha vissuto, tra cui Rignano Flaminio, San Giovanni Rotondo e l’Elba,
alla quale dedica un testo pieno d’affetto:
Mentre camminavo sull’isola/ e guardavo
il mare azzurro/ quieto e luminoso, ho pensato questo:/<< Isola, noi
passiamo velocemente, come passano/ le stagioni, tu pure però ti trasformi,/ cresci,
diminuisci, sei stata un tempo sepolta/ dal mare completamente,/ e un giorno
tornerai a esserlo/ così le tue colline diminuiscono/ e nuovi monti vedi
nascere,/ senza dire che un asteroide/ può colpirti e per sempre annientarti,/
così per te sono in pena…>>/<<Non essere in pena per me/ Se devo
morire morirò/ Però mentre viviamo cerchiamo di stare in tranquilli,/ guarda
questo sole tiepido e il mare/ azzurro, e guarda come fioriscono le mie colline>>./
<< No, noi che moriamo/ e che cadiamo uno sull’altro come le foglie/ noi
ti salveremo da morte/ e se un asteroide ti minaccerà/ noi lo distruggeremo
prima che possa toccarti;/ se il sole esaurito l’idrogeno,/ si espanderà fino a
noi/ noi incanaleremo la sua energia/ da qualche altra parte, e tu rimarrai
illesa/ perché sai, ci siamo affezionati a te, isola,/ e non permetteremo mai
più/ che qualcuno ti faccia del male>>./ (pp. 107- 108)
All’isola
d’Elba , terra dei suoi avi, dove il poeta torna non solo per godersi il mare o la campagna estiva, c’è un
luogo al quale è particolarmente affezionato e che sente “suo” ed è un luogo
fino a qualche anno fa dimenticato, ma che le
persone della mia generazione ben
conoscono perché per molti anni l’edificio
a picco sul mare ospitava la scuola
elementare del paese : Il Grigolo.
A
livello locale, potremmo definire Damiani il poeta del “ Grigolo” e mi scuso
per questa definizione più che riduttiva
, ma spesso ho pensato che sarebbe bello che al
Grigolo fosse posizionata una poesia di Damiani .
Torno ancora qui, bar del Grigolo/ e mi
siedo sulle stesse sedie, / il mare vibra e il caro odore dell’aria/mi
raggiunge, e lo Schiopparello, terra dei miei avi,/ vedo, che di vino profumato/
riempiva le cantine degli avi / e di grano i granai./Se ti vedesse ancora il
nonno, direbbe:/ << Come stranamente selvatiche sono/ le campagne, e
quante case le ingombrano,/ e se le campagne sono abbandonate/ perché tante
case?/ Quale terribile catastrofe il mio/ antico luogo natio ha devastato?>>/
<< Nonno – direi – un’economia più redditizia/ ha trasformato l’isola: il
turismo;/ tutti vengono a vederla, tutti bagnarsi/ vogliono
nelle sue acque trasparenti;/ gli elbani sono diventati ricchi,/ ognuno ha
molti beni e è contento>>./ << Se sono contenti, sono contento/
anch’io – erano tanto poveri –/pensavo anch’io che un futuro/ più luminoso
meritasse l’isola,/ certo non so se in tutta questa confusione/ sarei contento
a vivere, ma vedi nel tempo/ ogni cosa si trasforma e è difficile/anzi impossibile
fare paragoni>>./ << Caro nonno, che siano più contenti/ i tuoi
compaesani non lo saprei dire/ perché è vero, hanno beni, e non mancano/ di
cibi e vesti ricercate, e agi/ ma che la loro vita sia migliore/ questo non lo
so dire, e forse è impossibile/ come tu dici, fare paragoni>>./ Il nonno
guardava i suoi campi ora attraversati da strade/ e occupati da ville e
stabilimenti/ e gli venivano agli occhi le lacrime/ e mi diceva:<< Sono
contento sai/ di rivedere i miei luoghi anche se sono cambiati,/ ma così come
vedi un figlio cresciuto o invecchiato/ non gli vuoi meno bene/ così questi
luoghi mi sono sempre cari/ e in loro, e in me, niente è cambiato>>./
(p. 98)
Sulla poesia di Damiani
hanno scritto critici, poeti, giornalisti ed io che sono solo una lettrice e
un’amante delle belle lettere non oso confrontarmi con loro di cui riporto di seguito alcune, tra le tante, considerazioni:
Poesia, come scrive Emanuele
Trevi nel risvolto di copertina, che “oltre il
piacere del testo… offre una terapia sottile ed efficace come solo sanno essere
i consigli di chi è capace di curare se stesso, e non smette mai di farlo”.
"Il fico sulla
fortezza" conferma che una poesia minimale ha la forza di penetrare i temi
più alti. Per arrivare a una conclusione pacifica: a chi è come i bambini
appartiene il regno di Dio. Paolo Pegoraro
Damiani ha la capacità,
propria solo ai poeti più veri, di far transitare territori e paesaggi dentro
le parole, di traghettare certe intermittenze di luce o di pietra, dentro versi
come trappole di suoni. I luoghi rappresentano per il poeta un confine e un
limite capace di aprire e svelare il mistero del desiderio. Conoscere il limite
ed esplorarlo sino agli estremi della sua possibilità di tenuta rappresenta
forse la chiave del desiderio più intenso. Rosa Salvia
“In tutti questi versi
si sente la tensione d’amore e lo sdegno, l’accorato compianto per tutto ciò
che attorno a noi si disgrega e distrugge, per tutto ciò che nell’indifferenza
dei responsabili e la disperazione dei popoli sta rovinando attorno a noi” Franco
Loi su Il Sole24 ore.
«La sua voce
ha un’autorità che supera i confini della letteratura… Un giovane e segreto
Maestro». Giovanni Mariotti, Il
Corriere della Sera
«Amo i libri di Damiani come cose vive, tremanti, generose… Confesso di aver talvolta baciato queste pagine come amiche sincere che sul bordo di un addio ci dicono le cose piu importanti». Marco Lodoli, dalla prefazione a Poesie (2010)
«La sua è una poesia immediata, che coinvolge e commuove… Piena di tradizione e insieme semplice, “ragazzina”, ultracontemporanea e guizzante tra le insidie e i drammi del nostro tempo come poche altre». Davide Rondoni Rai Libro
«Amo i libri di Damiani come cose vive, tremanti, generose… Confesso di aver talvolta baciato queste pagine come amiche sincere che sul bordo di un addio ci dicono le cose piu importanti». Marco Lodoli, dalla prefazione a Poesie (2010)
«La sua è una poesia immediata, che coinvolge e commuove… Piena di tradizione e insieme semplice, “ragazzina”, ultracontemporanea e guizzante tra le insidie e i drammi del nostro tempo come poche altre». Davide Rondoni Rai Libro
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