Elba isola di poeti e narratori

Elba isola di poeti e narratori è un'antologia, ma non un' antologia critica perché non sono una critica, né desidero esserlo. E' il percorso di una lettrice che ha con la parola scritta un rapporto emotivo, empatico, emozionale e non intellettuale, che tenterà di dare uno sguardo sugli scrittori elbani e sull’Elba nella letteratura.

domenica 6 ottobre 2013

Son dell'Elba! di Ivo Bandi

Foto tratta dal sito Mucchio Selvaggio

SON DELL' ELBA! 

Sono passati più di trent'anni da quando ho fatto valigie di sola andata con la motonave "Aethalia". Diciamo che in questo non breve lasso di tempo ho girato abbastanza in Italia e altrove così come è destino di molti abitanti delle isole. Girando e rigirando si conosce , volenti o meno, un sacco di gente e, come sapete, è abbastanza di prammatica, dopo poche frasi sulla salute e il tempo, rispondere alla classica domanda sulle origini: "Lei di dov'è?". 

Talvolta una domanda di convenienza nel senso che all'interlocutore interessa un fico secco delle nostre origini. Un po' come quando ci vien chiesto come stiamo. Guai ad abboccare e tirar fuori che si soffre d'ulcera o magari che la moglie è scappata con un altro. La buona educazione prevede un auto-matico: "Bene, grazie, e lei?". Altre volte è invece vera curiosità, forse per vedere se l'altro ha indovinato la nostra provenienza dall'accento o eventualmente dall'aspetto. Questo è infatti il mio caso e devo dire che ho soddisfazione quando l'azzecco, mettendo a frutto la conoscenza dei dialetti e delle fisionomie regionali o nazionali. Ma quando lo chiedono a me ho imparato ad  andar sul vago rispondendo con perifrasi del tipo "son toscano" oppure "della provincia di Livorno" e sapete perché? La ragione è che se dico "son dell'Elba" spesso e volentieri l'interlocutore incomincia a dilungarsi in esclamazioni estasiate, ricche di ricordi balneari per poi concludere con il solito "beato te" etc. etc. Dovrei essere contento e invece no perché tali improvvisi tuffi nei ricordi mi fanno venire una malinconia fottuta. Difatti gli incontri di cui sopra avvengono spesso a migliaia di chilometri di distanza, in un treno per Kyoto piuttosto che su un aereo per Damasco. Magari il tempo è uggioso, c'è uno smog che si taglia a fette e il mare, se c'è, è tutto fuorché azzurro. Non solo, andando avanti nella conversazione, se l'interlocutore prende un po' di confidenza, gli viene spontaneo di commentare : "ma chi te lo ha fatto fare"? (intendendo di venir via dall'Elba). E a quel punto provate a dargli torto. Ma ci sono anche gli "ignoranti" che l'Elba non sanno dove sia, con punte di delirio (da parte di stranieri scarsi in geografia ma anche in storia) che la confondono con Sant'Elena per via di Napoleone che, non per sua scelta, credo, le aveva visitate tutte e due. Tirar fuori la Toscanità è invece molto più conveniente : italiani e stranieri dimostrano normalmente verso i toscani una particolare simpatia. Le ragioni, credo, sono tante. Che sia dovuto al fatto che la lingua italiana ce la insegna la mamma prima della maestra, che si mangia sano e saporito, che ci abbiamo la battuta facile e un innato spirito indipendente. E poi ti privilegiano di avere sotto il naso il meglio dell'arte italiana, vivere in paesi e città che sono musei a cielo  aperto, aver dato i natali a fior di concittadini illustri, non ultimo Benigni. . In ogni caso, anche in quei paesi europei o nordamericani dove taluni pregiudizi verso gli italiani sono duri a morire, il fatto di dichiararsi toscano consente un immediato recupero di immagine, percepibile dalla reazione dell'interlocutore più pronto a catalogarti come "mafia, spaghetti e mandolino". "I come from Toscany" pertanto e mene vanto.

Ivo Bandi

Lo Scoglio n. 47 – anno 2003

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